O perlomeno non sono consapevoli di cosa succede quando si condivide qualcosa su pagine o gruppi del social network blu, quando gli amministratori si riservano – giustamente direi – il diritto di approvare o rifiutare un post o una condivisione. Oppure tenerlo in sospeso – per qualche ora o pure qualche giorno – finché non hanno tempo e modo per capirne ad esempio correttezza e veridicità dei contenuti, oppure eventuali conseguenze legali o di policies Facebook.
In questi casi, nel momento in cui l’amministratore di un gruppo o di una pagina autorizza la pubblicazione del vostro post, originale o in condivisione, il giorno e l’orario indicati da Facebook non sono più quelli originari, ovvero del momento in cui avete premuto invio definitivo o cliccato sul tasto pubblica. Una specificità di cui pochi si ricordano, anche il sottoscritto, almeno finché non mi ha scritto un’email un lavoratore di un’azienda – non Sky, per cui lavoro – con un presunto problema disciplinare per tale questione. Problema che speriamo venga risolto al più presto in modo coerente.
A prescindere dal caso specifico di questa sfortunata persona, il suggerimento è di considerare sempre tale specificità di Facebook nel pubblicare condivisioni e post che devono essere autorizzati. Insieme ad un altra specificità, meno frequente e di breve durata perché riguarda alcuni giorni dopo il transito da ora solare ad ora legale e viceversa. Quindi i post da voi pubblicati appena tornati all’ora solare, ovvero il 19 ottobre 2017, per qualche giorno appariranno ancora con l’ora legale.
Viceversa – considerate che mancano solo tre settimane – condivisioni e post da domenica 25 marzo 2018 – giorno in cui torneremo all’ora legale – dovrebbero apparire per qualche tempo con l’ora solare in cui li avete pubblicati. Perciò vi suggeriamo di tenerne conto, se dovete pubblicare su Facebook e avete potenziali problemi di orari, qualsiasi siano. Possono dipendere dall’essere studenti, e dovere spiegare a genitori e insegnanti che non eravate distratti e stavate ascoltando la lezione.
Possono dipendere da un coniuge o da un partner che potrebbe insospettirsi perché gli avete detto che stavate dormendo o eravate a lezione o al lavoro. E consultando le vostre attività su Facebook ha invece l’idea errata che così non fosse. O possono accadere al lavoro, situazione potenzialmente molto più delicata. Certo, ci sono sempre i registri delle attività Facebook, e potete chiedere allo stesso social di certificare quanto avete fatto e in quali orari, e ci sono pure altri modi. Però, come potrebbe potenzialmente dimostrare pure lo sfortunato caso di questo lavoratore – ripeto, di un’azienda per cui non lavoro e che non mi ha autorizzato per il momento a parlarne oltre – sempre meglio prevenire che curare.
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