Papa Francesco ha anche chiesto ai cristiani di lottare contro la tortura, e di difenderne e sostenerne le vittime
Oggi, martedì 26 giugno 2018, ricorre la Giornata internazionale a sostegno delle vittime della tortura. È stata istituita nel 1997 dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite con la Risoluzione 52 – 149, per condannare e combattere ogni forma di tortura. Ci ricorda purtroppo anche ogni anno che la tortura è un reato contro le persone e l’umanità, che nel 21mo secolo ancora non è stato sconfitto. Per il diritto internazionale è un crimine ingiustificabile. Anche se nello stato in cui avviene non fosse stata disciplinata come tale. La condanna si applica infatti a qualsiasi cittadino o stato a prescindere dal riconoscimento del reato di tortura e dal suo divieto.
Prescindendo anche da eventuali ratifiche di trattati internazionali. Nell’epoca moderna, con una accresciuta sensibilità e responsabilità sociale, si riconosce e si sanziona il reato di tortura anche nel caso di torture psicologiche e sociali. Come avviene sia in alcuni casi ad opera di istituzioni, sia ad opera di singoli individui comunità. Una doverosa evoluzione, in una società moderna. Applicandola ad esempio anche sul lavoro, a casi gravi di mobbing. Attuati appunto attraverso un costante attacco sociale e psicologico al lavoratore. E attraverso isolamento sociale, pressioni, minacce a lui e alla sua famiglia, estorsioni finalizzate a “silenziarlo”.
Il monito del pontefice, che nel proprio Magistero ha condannato più volte duramente la tortura
Oggi Papa Francesco sul proprio account twitter ufficiale @Pontifex_it, l’ha così condannata, chiedendo la collaborazione attiva dei cristiani: “Torturare le persone è un peccato mortale! Le comunità cristiane si impegnino a sostenere le vittime della tortura”. Più volte nel proprio pontificato il Santo Padre ha espresso dure parole di condanna verso questo reato ignobile. Ad esempio, con parole simili, nell’Angelus del 22 giugno 2014, quando ha affermato che “torturare le persone è un peccato mortale, è un peccato molto grave”.
Nella Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, l’articolo 5 afferma che “Nessun individuo potrà essere sottoposto a tortura o a trattamento o a punizione crudeli, inumani o degradanti”. Quest’anno, il 10 dicembre, ricorre il 70mo anniversario della Dichiarazione. L’auspicio è che sia un impulso a rispettarla. E a combattere la tortura e i torturatori. In tutte le forme e manifestazioni.