Cattolicità e laicità: c’è modo e modo per testimoniarle
Esiste un certo modo di testimoniare la propria “cattolicità”, o di affermare la propria “laicità”. Un modo che cerca sempre, in modo più o meno naturale e “spontaneo”, di porsi al centro dell’attenzione. E di salire sul proprio personale e esclusivo pulpito virtuale. Derive virtuali della dialettica che diventa monologhi senza regole. A volte involontariamente comici.
Ne derivano tre problemi fondamentali: non ci si confronta, e nemmeno fondamentalmente si affermano la verità in cui si crede. Si cerca invece di crearsi una propria visibilità, per alcuni irrinunciabile nell’era dei social e dei media globali. Inoltre quasi sempre non si ha modo e misura, e magari nemmeno educazione, nel criticare chi la pensa diversamente. Proprio perché l’obiettivo è l’attacco di per sé stesso. Si pure ha la strana abitudine di criticare allo stesso modo, o al limite in modi più indiretti, pure chi la pensa in modo simile o allo stesso modo.
Superfluo chiedersi perché. La ragione sta nel fatto che questo tipo di predicatori, laici o religiosi che siano, non cercano di capire o di confrontarsi. Cercano soltanto di ostentare i propri “pensieri unici”, oltre che di darsi visibilità salendo in cima al pulpito. O al limite creandosene uno, e possibilmente restando pure gli unici a “predicare”.