La lettera al Popolo di Dio, ovvero a tutti i cattolici nel mondo, è la risposta di condanna di Papa Francesco, contro gli abusi e gli abusatori nella Chiesa
Proprio pochi giorni fa è infatti un Gran Jury in Pennsylvania, negli Stati Uniti, ha pubblicato un rapporto di da cui emergono centinaia di casi di abusi su minori perpetrati in 70 anni sacerdoti. «Se un membro soffre, tutte le membra soffrono insieme» – 1 Cor 12, 26. Con le parole di San Paolo nella lettera ai Corinzi, comincia il testo del Santo Padre. Parole, sottolinea Papa Francesco, che “risuonano con forza” nel suo cuore, “constatando ancora una volta la sofferenza vissuta da molti minori a causa di abusi sessuali, di potere e di coscienza commessi da un numero notevole di chierici e persone consacrate”.
Indegne azioni che oltre alle vittime feriscono le loro famiglie e tutta la Chiesa. Il Pontefice definisce infatti gli abusi “un crimine che genera profonde ferite di dolore e di impotenza, anzitutto nelle vittime, ma anche nei loro familiari e nell’intera comunità”, credenti e non. E spiega la necessità di espiare adeguatamente tali crimini. Perché “guardando al passato, non sarà mai abbastanza ciò che si fa per chiedere perdono e cercare di riparare il danno causato”.
Allo stesso tempo, “guardando al futuro, non sarà mai poco tutto ciò che si fa per dar vita a una cultura capace di evitare che tali situazioni non solo non si ripetano, ma non trovino spazio per essere coperte e perpetuarsi”. Perché è necessario che simili crimini non si ripetano più, e che non vi siano più il silenzio e l’omertà che li hanno coperti in tutti questi anni. “Il dolore delle vittime e delle loro famiglie – sottolinea il Santo Padre – è anche il nostro dolore, perciò urge ribadire ancora una volta il nostro impegno per garantire la protezione dei minori e degli adulti in situazione di vulnerabilità.”
La sofferenza di un singolo è la sofferenza di tutti e di tutta la Chiesa
Il pontefice ci ricorda che nella comunità ecclesiale, “se un membro soffre”, inevitabilmente “tutte le membra soffrono insieme”. Certo fortunatamente la maggior parte dei casi descritti dal rapporto del Gran Jury “riguarda il passato”. Ciò nonostante, spiega Papa Francesco, “abbiamo conosciuto il dolore di molte delle vittime e constatiamo che le ferite non spariscono mai e ci obbligano a condannare con forza queste atrocità” Allo stesso modo siamo obbligati “a concentrare gli sforzi per sradicare questa cultura di morte”.
Ricordando che “le ferite non vanno mai prescritte”. E che “il dolore di queste vittime è un lamento che sale al cielo, che tocca l’anima e che per molto tempo è stato ignorato, nascosto o messo a tacere”. Senza dimenticare che troppi hanno cercato di nascondere tali crimini, di silenziare il grido della vittime, che però “è stato più forte di tutte le misure che hanno cercato di farlo tacere”. Oppure coloro che “hanno preteso di risolverlo con decisioni che ne hanno accresciuto la gravità cadendo nella complicità”.
Ma Dio ha ascoltato tale grido, “facendoci vedere, ancora una volta, da che parte vuole stare”. Ricordando “il cantico di Maria” che “non si sbaglia e, come un sottofondo, continua a percorrere la storia perché il Signore si ricorda della promessa che ha fatto ai nostri padri: «Ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore. Ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili. Ha ricolmato di beni gli affamati, ha rimandato i ricchi a mani vuote» Lc 1, 51 – 53.
Vergogna e pentimento per i crimini avvenuti nella Chiesa
Ecco quindi la necessità di provare “vergogna quando ci accorgiamo che il nostro stile di vita ha smentito e smentisce ciò che recitiamo con la nostra voce”. E di “vergogna e pentimento come comunità ecclesiale” parla nella propria Lettera il Santo Padre. Riconoscendo le colpe e gli errori della Chiesa. “ammettiamo ha infatti affermato – che non abbiamo saputo stare dove dovevamo stare, che non abbiamo agito in tempo riconoscendo la dimensione e la gravità del danno che si stava causando in tante vite. Abbiamo trascurato e abbandonato i piccoli”. Papa Francesco ha voluto riprendere “le parole dell’allora Cardinale Ratzinger quando, nella Via Crucis scritta per il Venerdì Santo del 2005, si unì al grido di dolore di tante vittime”.
Il Pontefice Emerito in quella Via Crucis dichiarò “con forza”: «Quanta sporcizia c’è nella Chiesa, e proprio anche tra coloro che, nel sacerdozio, dovrebbero appartenere completamente a Lui ! Quanta superbia, quanta autosufficienza ! […] Il tradimento dei discepoli, la ricezione indegna del suo Corpo e del suo Sangue è certamente il più grande dolore del Redentore, quello che gli trafigge il cuore. Non ci rimane altro che rivolgergli, dal più profondo dell’animo, il grido: Kyrie, eleison – Signore, salvaci – vedi Mt 8, 25 » – Nona Stazione.
Papa Francesco ha invocato lo Spirito Santo, perché “ci dia la grazia della conversione e l’unzione interiore per poter esprimere, davanti a questi crimini di abuso, il nostro pentimento e la nostra decisione di lottare con coraggio”. Link Lettera del Santo Padre Francesco al popolo di Dio, sito Vaticano.