Il nuovo governo Conte dovrà affrontare molte sfide, non solo polemiche e di opposizione: tra queste, la tutela del lavoro, e, finalmente, una Legge anti mobbing.
Legge anti mobbing che in Italia si aspetta ormai da qualche decennio. Il fenomeno non è infatti così “recente” come alcuni credono. E ad altri – mobber e loro complici – fa comodo fingere di credere. Se mai è recente la “consapevolezza” e la definizione di questa vera e propria piaga sociale e economica. Già nel 1972 Paul Heinemann, medico svedese, usava la parola mobbing come sinonimo di bullismo, nello studiare e descrivere fenomeni di bullismo tra bambini.
E negli anni ’80 un altro studioso svedese, lo psicologo Heinz Leymann, elaborava la definizione di mobbing che conosciamo: “una comunicazione ostile, non etica, diretta in maniera sistematica da parte di uno o più individui generalmente contro un singolo individuo.” Da allora sul mobbing si è parlato e studiato molto, e in molti paesi – soprattutto del Nord Europa – sono state approvate legislazioni per combattere mobbing e mobbers e mitigarne gli effetti.
L’Italia non ha ancora una legislazione adeguata contro il mobbing.
Mentre in Italia, nonostante diverse proposte di Legge avanzate negli anni, non abbiamo ancora una Legislazione adeguata, che normi il fenomeno e preveda pene e sanzioni certe e proporzionate. Certo suppliscono egregiamente molte Sentenze, in primis della Corte di Cassazione. Ma un paese moderno – che per di più si avvicina a compire i primi venti anni del ventunesimo secolo – non può definirsi tale senza una Legge che tuteli i propri cittadini e il loro lavoro, e tuteli allo stesso tempo le imprese. Perché – lo citiamo solo brevemente, rimandando ad altri articoli – i danni creati dal mobbing sono enormi.
Colpiscono gli individui nella loro salute fisica e psichica, nel loro diritto ad autodeterminarsi e realizzarsi pienamente come persone e come lavoratoti; e persino nei loro affetti. Colpiscono le loro famiglie, togliendo loro serenità, causando spese mediche altrimenti non necessarie. Creando insicurezza e incertezza e – quando i mobber riescono a portare a compimento i loro disegni folli e criminali – privandoli del sostegno economico del reddito da lavoro del mobbizzato. O persino della sua vita, quando i mobber riescono a provocarne la morte per suicidio, o per patologie indotte.
Le priorità del nuovo governo Conte ? Difendere e sviluppare il lavoro, combattere il mobbing e lo sfruttamento.
Il nuovo governo Conte ha ottenuto ieri la fiducia anche al Senato, con 169 voti a favore, 133 voti contrari e 5 astenuti. Al di la delle polemiche su come ha avuto origine questo governo, ciò che tutti sperano è che lavori bene: nell’interesse dei cittadini e dei lavoratori. E ad esempio acceleri, aggiungiamo, l’approvazione della attuale proposta di Legge anti mobbing. Il voler essere europeisti e democratici vuol dire tutelare i lavoratori onesti da quelli disonesti e da datori di lavoro che sfruttano e gestiscono male e in modi inefficienti – o persino illegittimi e illegali – aziende e istituzioni.
Mobbing: il testo della proposta di Legge
L’attuale proposta di Legge prevede “misure per la tutela da molestie morali e violenze psicologiche ai danni delle lavoratrici e dei lavoratori in ambito lavorativo e in tutti i settori di attività, privati o pubblici, comprese le collaborazioni, indipendentemente dalla loro natura, mansione o grado”. Inoltre afferma che “nell’ambito di qualsiasi rapporto di lavoro sono vietati comportamenti anche omissivi, che ledano o pongano in pericolo la salute fisica e psichica, la dignità e la personalità morale del lavoratore”.
Cassazione: vessazioni psicologiche sul lavoro sono mobbing anche se non dolose o sistematiche
Sentenza della Corte di Cassazione, sezione Lavoro: sentenza 30 gennaio – 12 luglio 2019, n. 18808, Presidente Napoletano – Relatore Belle’. Per la Suprema Corte costituiscono mobbing le vessazioni psicologiche verso il dipendente. Pure nel caso in cui non siano intenzionali – dolose – o attuate sistematicamente. Non è inoltre rilevante – e non esclude quindi il mobbing – la eventuale conflittualità del clima aziendale, o del rapporto tra azienda e dipendente.