La Sentenza della Corte Costituzionale – sul suicidio assistito a determinate condizioni – ha trovato numerosi consensi, per coloro che giudicano questo modo di porre fine alla propria vita “una scelta di libertà”. Ha però incontrato anche numerosi voci critiche, in particolare dal mondo cattolico, e da una parte del mondo politico.
Soddisfatto e sollevato ovviamente Marco Cappato, che rischiava una condanna fino a dodici anni di carcere, per aver accompagnato dj Fabo – Fabiano Antoniani – in una clinica in Svizzera per il suo suicidio assistito. Cappato – che afferma fosse suo dovere morale farlo, e la compagna di dj Fabo Valeria Imbrogno, considerano il suicidio assistito una scelta di libertà. “È una vittoria di Fabo e della disobbedienza civile” ha affermato infatti Cappato, “ottenuta mentre la politica ufficiale girava la testa dall’altra parte. Ora è necessaria una legge”.
Ricordiamo che la Consulta, auspicando un necessario intervento del legislatore, sottolinea la necessità di “evitare rischi di abuso nei confronti di persone specialmente vulnerabili”. E ha inoltre “subordinato la non punibilità al rispetto delle modalità previste dalla normativa sul consenso informato, sulle cure palliative e sulla sedazione profonda continua – articoli 1 e 2 della legge 219 2017 – e alla verifica sia delle condizioni richieste che delle modalità di esecuzione da parte di una struttura pubblica del SSN, sentito il parere del comitato etico territorialmente competente”.
La cautela della Federazione degli ordini dei medici e le reazioni critiche del mondo cattolico alla Sentenza della Corte Costituzionale sul suicidio assistito
Filippo Anelli, presidente della Fnomceo – Federazione degli ordini dei medici, ha reagito con cautela alla Sentenza della Consulta. Spiegando la necessità di una legislazione su questi temi. “Abbiamo giurato di fare tutto per la salute del paziente – ha infatti affermato, combattiamo le malattie e cerchiamo di combattere la morte, ma rispettiamo, e non potrebbe essere altrimenti, i principi costituzionali. Bisognerà che si legiferi per spiegare come questo principio riconosciuto dalla Corte si possa applicare in Italia”.
Critica ovviamente la CEI, la conferenza episcopale italiana: “Si può e si deve respingere – si legge in una nota ufficiale – la tentazione, indotta anche da mutamenti legislativi, di usare la medicina per assecondare una possibile volontà di morte del malato, fornendo assistenza al suicidio o causandone direttamente la morte con l’eutanasia. I Vescovi italiani si ritrovano unanimi nel rilanciare queste parole di Papa Francesco. In questa luce esprimono il loro sconcerto e la loro distanza da quanto comunicato dalla Corte Costituzionale”. I vescovi “confermano l’impegno di prossimità e di accompagnamento della Chiesa nei confronti di tutti i malati” e “si attendono che il passaggio parlamentare riconosca nel massimo grado possibile questi valori, anche tutelando gli operatori sanitari con la libertà di scelta”.
Fortemente critico anche Massimo Gandolfini, leader del Family Day: “Di fatto è una legittimazione del suicidio assistito. E’ una sentenza che ci fa molto dispiacere, ci amareggia”. Gandolfini invita i cattolici a combattere l’ipotesi di approvazione di una Legge che autorizzi e disciplini il suicidio assistito. Mentre per la senatrice Paola Binetti: è “una brutta pagina con pessime conseguenze”. La Binetti la considera “una pessima sentenza, già scritta. Conseguenza della pessima legge sulle Dat che noi non abbiamo e che è tutta da smontare! Non può esistere un diritto al suicidio per mano dello Stato. Sottolineo un’aggravante: la legge non prevede l’obiezione di coscienza, e questa sentenza carica di una responsabilità non pertinente i medici. Questa è la follia dell’autodeterminazione”.
La Sentenza della Consulta sul suicidio assistito.