Questa settimana la Petizione per una Legge contro il mobbing e a sostegno delle vittime ha avuto un nuovo impulso. Sono già quasi sessantamila le persone che l’hanno firmata e che chiedono una Legge giusto, doverosa e adeguata.
Stanno pure arrivando – sui social e tramite messaggi privati – proposte di quelli che dovrebbero essere i contenuti auspicabili e in alcuni casi necessari e doverosi, di una Legge contro il mobbing. E stanno arrivando le storie di mobbing di chi vuole raccontarsi, o raccontare le vicende di persone che ha visto subire questa piaga. Gli indegni comportamenti di bulli arroganti – perché questo sono – che agiscono solo per ragioni di potere, di proprie incapacità e irregolarità, di carriera.
E in alcuni casi per ragioni aziendali, la maggior parte delle volte presunte. Pretesti illegittimi – ammesso che possano mai esserci giustificazioni possibili per ciò che fanno – per i quali distruggono la professionalità e l’esistenza delle loro vittime. Daremo voce alle vostre vicende dalla prossima settimana: alcuni contrattempi – tra cui come sapete alcuni tentati attacchi hacker stranamente coincidenti … – ci hanno indotto a rimandarne la pubblicazione. Per ovvie priorità, e per salvaguardare chi interagisce e si racconta.
Mentre per chi volesse firmarla e farla firmare, ricordiamo il link alla Petizione per una Legge contro il mobbing.
Aggiornamento a marzo 2020: segnaliamo pure la parallela e connessa petizione contro cybermobbing, cyberstalking e cyberbullismo. Chiediamo a Mark Zuckerberg che Facebook, Instagram e Whatsapp blocchino bullismo, molestie e cyber stalking.
Quali misure dovrà prevedere la Legge: dei testimoni e responsabilità economica dei mobber.
Premetto che le osservazioni che riportiamo in questo articolo non sono ovviamente estrapolazioni di una eventuale nostra proposta di Legge – o almeno non ancora. Esprimono pareri e osservazioni mie, delle persone che stanno collaborando, e di chi scrive sui sociali o in privato
Tra le misure che pensiamo opportune, e in certi casi doverose, c’è ad esempio la possibilità di prescindere da testimoni: il mobbizzato è quasi sempre solo, isolato programmaticamente e in modi quasi scientifici. L’isolamento professionale, umano e sociale è anzi proprio uno degli obiettivi mirati, e degli effetti, cercati e inevitabili, del mobbing. Trovare testimoni è quasi impossibile, anche perché pure le persone più oneste e coscienziose hanno paura delle probabili – se non inevitabili – reazione dei mobber aziendali.
Appare quindi necessario prevedere misure che possano tutelare e motivare eventuali testimoni – reali – a farsi avanti, e raccontare la verità di ciò che è successo e succede in azienda.
Allo stesso tempo, è invece molto più semplice – in assenza di una Legge – per i mobber trovare testimoni falsi e compiacenti. Pronti a vendersi per un avanzamento di carriera o per altri privilegi ingiustificati. O perché ugualmente colpevoli o comunque complici, e hanno quindi interesse ad impedire che il dipendente mobbizzato ottenga ragione. Pure per evitare eventuali successivi audit aziendali e relative conseguenze disciplinari. In tal caso, sarebbe sufficiente prevedere sanzioni sicure per eventuali false testimonianze contro il dipendente, naturali nel processo penale.
Responsabilità economica dei mobber
La responsabilità economica del o dei mobber è a nostro avviso un’altro punto da prevedere necessariamente in una Legge adeguata contro il mobbing. In caso di mobbing riconosciuto in Giudizio, i mobber devono risarcire pure personalmente il mobbizzato loro vittima. E l’azienda per i danni economici, di immagine, reputazione e responsabilità sociale provocati.
Le vostre storie di mobbing.
Invitiamo chi ci legge e sostiene la Petizione ad inviare le proprie vicende di mobbing, o quelle di persone care, o di cui è comunque informato. L’indirizzo email di riferimento è il mio, pcentofanti@gmail.com. Ne parleremo, e daremo spazio finalmente alle vostre storie la prossima settimana, su queste pagine e sul sito specifico Storie di mobbing. Questa volta non ci saranno pseudo hacker a fermarci. Grazie di nuovo a tutti, andiamo avanti. Paolo Centofanti, direttore Fede e Ragione, direttore SRM – Science and Religion in Media.