In questo mese di dicembre 2019 ricordiamo il 75mo anniversario della morte e il 153mo anniversario della nascita di Vasilij Kandinskij.
Nato a Mosca il 16 dicembre del 1866, Kandinskij, padre dell’astrattismo, morì il 13 dicembre del 1944 a Neuilly sur Seine, Francia. In questi giorni Palazzo Leoni Montanari, a Vicenza, ospita la mostra Kandinskij, Gončarova, Chagall: sacro e bellezza nell’arte russa propone un dialogo tra icone russe e opere dell’avanguardia russa di fine ‘800. La rassegna, che chiuderà il 26 gennaio del 2020, rende visibili al pubblico opere dell’arte russa, da icone sacre ai capolavori dell’avanguardia di fine 800 e dell’inizio del 900.
Mentre lo scorso anno, da marzo a luglio, il Mudec Museo delle Culture di Milano ha dedicato a Vasilij Kandinskij una mostra realizzata pure grazie al contributo delle opere di importanti musei russi, tra i quali l’Ermitage di San Pietroburgo e il Museo di Belle Arti Aleksandr Sergeevic Puskin. Il periodo scelto per l’esposizione era quello tra la fine del del diciannovesimo secolo e il 1921, precedentemente quindi alla svolta astrattista di Kandiskij. Nel dicembre del 1921 l’artista lasciò la Russia e Mosca, per trasferirsi a Berlino. Circa 50 i quadri esposti al Mudec, insieme ad 85 opere minori, tra cui tra stampe e icone.
Vasilij Kandinskij, il padre dell’astrattismo.
Vasilij Kandinskij è considerato il padre dell’astrattismo. È stato uno spirito inquieto nella vita come nell’arte, sperimentatore nella pittura con incursioni anche nel teatro. Dopo studi in giurisprudenza, e la laurea nel 1982, Kandinskij decide di rifiutare una docenza universitaria in Estonia. Vuole dedicarsi alla sua vera vocazione, quella artistica. Si iscrive quindi all’Akademie der Bildenden Künste di Monaco di Baviera, dove studia con Franz von Stuck pittore simbolista – espressionista tedesco.
A Monaco comincia a frequentare l’ambiente di artisti e intellettuali, molti dei quali suoi connazionali. Un circolo intellettuale che gravita intorno al quartiere di Schwabing, dove Kandinskij vive. Apre una scuola d’arte e con amici e studenti costituisce il gruppo Phalanx. La fase dell’astrattismo non verrà però prima del 1910, quando dipinge il suo primo acquerello astrattista. Un’opera in cui utilizza soprattutto il colore blu e il rosso, due dei colori primari in pittura, per lui fondamentali e strettamente collegati.
Sviluppa anzi una sua teoria per cui i colori vengono percepiti dagli spettatori in un duplice modo. Da un punto di vista fisico e organico, più superficiale e causato dalla struttura e dal cromatismo di un quadro, e dalla percezione fisiologica dei colori da parte del nostro occhio. Da un punto di vista psicologico o psichico, basato sul modo in cui il colore colpisce il nostro spirito e la nostra anima. Il suo trattato più importante, Punto, linea, superficie, spiega però come la grafica di un quadro, il segno, esistano, siano percepibili e determinino emozioni anche senza i colori. Immagine: Vassily Kandinskij, Giallo, rosso, blu, olio su tela, 1925, Musée national d’art moderne, Parigi – fonte Wikipedia.