Per avere un vaccino per il coronavirus potrebbe essere necessario un anno. Così Gianni Rezza, direttore del Dipartimento di Malattie infettive dell’Iss – Istituto Superiore di Sanità.
Come spiega l’ISS, in due o tre mesi potrebbero essere pronti dei potenziali vaccini per test su esseri umani. Sembra però difficile che prima di un anno potranno essere effettuate vaccinazioni non sperimentali. Rezza lo ha spiegato ai margini di un incontro convocato dall’Oms, l’Organizzazione Mondiale della Sanità. Studiosi e esperti del settore sono riuniti a Ginevra per due giorni, oggi martedì 11 febbraio 2020 e domani mercoledì 12. Al centro del meeting lo “sviluppo rapido di terapie, vaccini e test diagnostici per affrontare l’epidemia in corso”.
Per avere un vaccino da utilizzare sul campo “meno di un anno è molto improbabile”, ha affermato Rezza, “ci sono dei passaggi necessari per garantire la sicurezza del vaccino, oltre che la sua efficacia. Una volta superati i test sugli animali si passa alla fase 1, che serve a verificare, in genere su pochi soggetti sani, che il vaccino non dia effetti collaterali gravi. Poi c’è la fase 2, che valuta la risposta immunitaria, e infine la fase 3 che è quella che determina l’efficacia. In casi di emergenza le agenzie regolatorie potrebbero ‘accontentarsi’ della fase 2 prima di autorizzare l’uso, ma comunque ci sono dei tempi minimi da rispettare. Anche nel caso del vaccino per Ebola, che è stato messo a punto a tempo di record, ci è voluto comunque un anno. Bisognerà anche valutare l’andamento dell’epidemia, per valutare il rapporto costi-benefici di uno sviluppo accelerato”.
Attualmente scienziati medici e ricercatori di tutto il mondo stanno lavorando a questa emergenza, e allo sviluppo e sperimentazione di un potenziale vaccino. Come spiega Gianni Rezza sul sito dell’Istituto Superiore di Sanità, “allo studio ci sono sia l’utilizzo di virus vettori animali non replicanti, oppure vaccini a RNA e la reverse vaccinology. Negli Stati Uniti l’Nih, il National Institutes of Health, sta lavorando su diverse piattaforme, e sono molto avanti. Ci sono anche ricercatori russi in campo, e naturalmente anche quelli cinesi. Anche l’Italia sta facendo la sua parte, a Pomezia, grazie ad un accordo tra Advent IRBM e Oxford university. In questo caso si utilizza un virus vettore, un adenovirus di scimmia già utilizzato per un vaccino anti Ebola.” Link ISS – Istituto Superiore di Sanità.