Il discorso di Papa Francesco ai partecipanti alla Plenaria della Pontificia Accademia per la Vita, sul tema dell’Intelligenza Artificiale.
La Plenaria dell’Accademia si è svolta da mercoledì 26 a venerdì 28 febbraio 2020. Il discorso del Pontefice è stato letto da monsignor Vincenzo Paglia, presidente della Pontificia Accademia per la Vita.
Distinte Autorità,
illustri Signori e Signore,
cari fratelli e sorelle!
Vi saluto cordialmente in occasione dell’Assemblea generale della Pontificia Accademia per la Vita e ringrazio Mons. Paglia per le sue cortesi parole. Sono grato per la loro presenza al Presidente del Parlamento Europeo, al Direttore Generale della FAO, alle altre autorità e alle personalità nel campo della tecnologia informatica. Saluto inoltre quanti partecipano dall’Auditorium Conciliazione e mi rallegro per la presenza numerosa, anche di giovani: è un segno di speranza.
Le tematiche che avete affrontato in questi giorni riguardano uno dei cambiamenti più importanti che caratterizzano il mondo di oggi. Anzi, potremmo dire che la “galassia digitale”, e in particolare la cosiddetta “intelligenza artificiale”, si trova proprio al cuore del cambiamento d’epoca che stiamo attraversando. L’innovazione digitale, infatti, tocca tutti gli aspetti della vita, sia personali sia sociali. Essa incide sul nostro modo di comprendere il mondo e anche noi stessi. È sempre più presente nell’attività e perfino nelle decisioni umane, e così sta cambiando il modo in cui pensiamo e agiamo. Le decisioni, anche le più importanti come quelle in ambito medico, economico o sociale, sono oggi frutto di volere umano e di una serie di contributi algoritmici. L’atto personale viene a trovarsi al punto di convergenza tra l’apporto propriamente umano e il calcolo automatico, cosicché risulta sempre più complesso comprenderne l’oggetto, prevederne gli effetti, definirne le responsabilità.
Certo, l’umanità ha già vissuto nella sua storia sconvolgimenti profondi, come, ad esempio, quando è stata introdotta la macchina a vapore, o l’elettricità, o l’invenzione della stampa che ha rivoluzionato il modo di conservare e trasmettere informazioni. Oggi la convergenza tra diversi saperi scientifici e tecnologici ha un effetto di amplificazione e consente di intervenire su fenomeni di grandezza infinitesimale e di portata planetaria, fino al punto di rendere labili confini finora considerati ben distinguibili: tra materia inorganica e organica, tra reale e virtuale, tra identità stabili ed eventi in continua relazione tra loro.
Sul piano personale, l’epoca digitale cambia la percezione dello spazio, del tempo e del corpo. Infonde un senso di espansione di sé che sembra non incontrare più limiti e l’omologazione si afferma come criterio prevalente di aggregazione: riconoscere e apprezzare la differenza diventa sempre più difficile. Sul piano socio-economico, gli utenti sono spesso ridotti a “consumatori”, asserviti a interessi privati concentrati nelle mani di pochi. Dalle tracce digitali disseminate in internet, gli algoritmi estraggono dati che consentono di controllare abitudini mentali e relazionali, per fini commerciali o politici, spesso a nostra insaputa. Questa asimmetria, per cui alcuni pochi sanno tutto di noi, mentre noi non sappiamo nulla di loro, intorpidisce il pensiero critico e l’esercizio consapevole della libertà. Le disuguaglianze si amplificano a dismisura, la conoscenza e la ricchezza si accumulano in poche mani, con gravi rischi per le società democratiche. Questi pericoli non devono però nasconderci le grandi potenzialità che le nuove tecnologie ci offrono. Siamo davanti a un dono di Dio, cioè a una risorsa che può portare frutti di bene.
Anche i temi di cui la vostra Accademia si è occupata fin dalla sua nascita si presentano oggi in modo nuovo. Le scienze biologiche si avvalgono sempre più largamente dei dispositivi resi disponibili dalla “intelligenza artificiale”. Questo sviluppo induce mutazioni profonde nel modo di interpretare e gestire gli esseri viventi e le caratteristiche proprie della vita umana, che è nostro impegno tutelare e promuovere, non solo nella sua costitutiva dimensione biologica, ma anche nella sua irriducibile qualità biografica. La correlazione e l’integrazione fra la vita vivente e la vita vissuta non possono essere rimosse a vantaggio di un semplice calcolo ideologico delle prestazioni funzionali e dei costi sostenibili. Gli interrogativi etici che emergono dal modo in cui i nuovi dispositivi possono – appunto – “disporre” della nascita e del destino delle persone richiedono un rinnovato impegno per la qualità umana dell’intera storia comunitaria della vita.
Sono quindi grato alla Pontificia Accademia per la Vita per il cammino che ha intrapreso sviluppando una seria riflessione, che ha favorito il dialogo tra discipline scientifiche diverse e indispensabili per affrontare fenomeni così complessi.
Noto con soddisfazione che l’incontro di quest’anno vede la presenza di persone che hanno importanti e differenti ruoli di responsabilità internazionali, sul piano scientifico, industriale e politico. Ne sono lieto e ve ne ringrazio. Come credenti infatti non abbiamo nozioni già prestabilite con cui rispondere alle domande inedite che la storia oggi ci pone. Il nostro compito è piuttosto di camminare insieme agli altri, ascoltando con attenzione e mettendo in collegamento esperienza e riflessione. Dobbiamo lasciarci interpellare come credenti, perché la Parola e la Tradizione della fede ci aiutino a interpretare i fenomeni del nostro mondo, individuando cammini di umanizzazione, e pertanto di amorevole evangelizzazione, da percorrere insieme. Così potremo dialogare in maniera proficua con tutti coloro che sono alla ricerca dello sviluppo umano, mantenendo al centro della conoscenza e delle pratiche sociali la persona in tutte le sue dimensioni, incluse quelle spirituali. Siamo di fronte a un compito che coinvolge la famiglia umana nel suo complesso.
Alla luce di quanto detto, non basta la semplice educazione all’uso corretto delle nuove tecnologie: non sono infatti strumenti “neutrali”, perché, come abbiamo visto, plasmano il mondo e impegnano le coscienze sul piano dei valori. C’è bisogno di un’azione educativa più ampia. Occorre maturare motivazioni forti per perseverare nella ricerca del bene comune, anche quando non ne deriva un immediato tornaconto. Esiste una dimensione politica nella produzione e nell’uso della cosiddetta “Intelligenza Artificiale”, che non riguarda solo la distribuzione dei suoi vantaggi individuali e astrattamente funzionali. In altri termini: non basta semplicemente affidarci alla sensibilità morale di chi fa ricerca e progetta dispositivi e algoritmi; occorre invece creare corpi sociali intermedi che assicurino rappresentanza alla sensibilità etica degli utilizzatori e degli educatori.
Sono molte le competenze che intervengono nel processo di elaborazione degli apparati tecnologici (ricerca, progettazione, produzione, distribuzione, utilizzo individuale e collettivo), e ognuna comporta una specifica responsabilità. Si intravede una nuova frontiera che potremmo chiamare “algor-etica” (cfr Discorso ai partecipanti al Congresso “Child Dignity in the Digital World”, 14 novembre 2019). Essa intende assicurare una verifica competente e condivisa dei processi secondo cui si integrano i rapporti tra gli esseri umani e le macchine nella nostra era. Nella comune ricerca di questi obiettivi, i principi della Dottrina Sociale della Chiesa offrono un contributo decisivo: dignità della persona, giustizia, sussidiarietà e solidarietà. Essi esprimono l’impegno di mettersi al servizio di ogni persona nella sua integralità e di tutte le persone, senza discriminazioni né esclusioni. Ma la complessità del mondo tecnologico ci chiede una elaborazione etica più articolata, per rendere questo impegno realmente incisivo.
L’ “algor-etica” potrà essere un ponte per far sì che i principi si inscrivano concretamente nelle tecnologie digitali, attraverso un effettivo dialogo transdisciplinare. Inoltre, nell’incontro tra diverse visioni del mondo, i diritti umani costituiscono un importante punto di convergenza per la ricerca di un terreno comune. Nel momento presente, peraltro, sembra necessaria una riflessione aggiornata sui diritti e i doveri in questo ambito. Infatti, la profondità e l’accelerazione delle trasformazioni dell’era digitale sollevano inattese problematiche, che impongono nuove condizioni all’ethos individuale e collettivo. Certamente la Call che oggi avete firmato è un passo importante in questa direzione, con le tre fondamentali coordinate su cui camminare: l’etica, l’educazione e il diritto.
Cari amici, vi esprimo il mio sostegno per la generosità e il dinamismo con cui vi siete impegnati ad avviare un processo di ripensamento così impegnativo e coraggioso. Vi invito a proseguirlo con audacia e discernimento, alla ricerca delle vie di un coinvolgimento sempre più ampio di tutti coloro che hanno a cuore il bene della famiglia umana. Invoco su di voi la benedizione di Dio, perché il vostro cammino possa svolgersi con serenità e pace, in spirito di collaborazione. Vi assista la Vergine Madre e vi accompagni la mia benedizione. E per favore, non dimenticatevi di pregare per me. Grazie.
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