“Tutti a scuola”: 14 settembre 2020, discorso del ministro Lucia Azzolina per l’inaugurazione dell’anno scolastico 2020 – 2021.
Carissime, carissimi,
in questo giorno così importante e unico per il nostro Paese, un giorno che ricorderemo in futuro come quello in cui la scuola, che non si è mai fermata, ha trovato nuovo slancio e nuova fiducia, io vorrei, come prima cosa, dirvi una parola. Grazie.
Grazie al personale del Ministero dell’Istruzione, degli Uffici scolastici regionali e territoriali, ai dirigenti scolastici, ai direttori dei servizi generali e amministrativi, ai docenti, al personale ATA, agli educatori, per l’immenso lavoro di queste settimane.
Grazie alle famiglie, luce e guida per le bambine e i bambini. Grazie agli studenti e alle studentesse: siete voi il motore di questa ripartenza.
Un grazie di cuore va anche al Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che non ha mai fatto mancare la sua vicinanza, sensibilità e attenzione al mondo della scuola. Grazie Presidente!
La scuola non si ferma !
Nell’ultimo periodo è stata inferta al nostro, come a molti altri Paesi, una profonda ferita: durante questa pandemia ci siamo sentiti disorientati e smarriti. E quando la scuola ha dovuto interrompere le attività didattiche in presenza, è stato un dolore per tutti. È stato come dover abbandonare le nostre certezze. Come doverci allontanare dalla nostra casa. Ci siamo dovuti preparare per un viaggio che mai avremmo pensato di affrontare: un percorso complicato e pieno di sfide.
Questa difficoltà ha mostrato a tutti, con un’evidenza forse inedita, quanti elementi siano necessari, essenziali, per il buon funzionamento del mondo della scuola a tutti i livelli. Le avversità e gli ostacoli di questo viaggio mi hanno fatto pensare ad Ulisse e al suo lungo peregrinare per tornare nell’amata Itaca. In molti avevano tentato di convincere Ulisse a desistere dal tornare a casa, altri avevano diffuso notizie false sulla sua morte. Itaca era stata presa d’assalto da persone che non volevano quella terra per amore, ma solo per tornaconto personale.
In questi mesi, come Ulisse, la comunità scolastica ha affrontato venti avversi, insidie, tempeste e peripezie, per tornare alla sua normalità. E la scuola, come Itaca, è divenuta, terreno di contesa. Ma Ulisse, alla fine, ce l’ha fatta. È riuscito nell’impresa di tornare a casa. “Baciò la sua petrosa Itaca Ulisse”, scriveva Foscolo. E, così come Ulisse, la comunità docente e discente oggi torna alla sua isola, alla sua scuola.
Quella scuola che abbiamo fatto ripartire con un lavoro incessante, necessariamente complesso, data la portata degli eventi da fronteggiare, ma mosso dall’amore per le nostre studentesse e i nostri studenti. E non parlo certo solo del lavoro della macchina ministeriale, ma di quello delle migliaia di persone che si sono impegnate, in tutta Italia, da Nord a Sud, per questo obiettivo che era importante raggiungere come Paese.
Non è stato semplice per nessuno: non solo lo posso immaginare, ma lo so. Lo so perché io c’ero, ero lì sulla nave insieme a tutta la comunità scolastica. Non l’ho mai abbandonata come non l’hanno mai abbandonata tutti coloro, e sono tanti, che amano davvero la scuola nel profondo. Farla ripartire era un imperativo morale.
Pur immaginando le difficoltà che dovremo affrontare, sappiamo che la scuola è luogo di apprendimento, socialità, e anche di legalità: lì nascono amicizie, relazioni importanti, esperienze e rapporti che segnano la vita dei ragazzi, è a scuola che si imparano le regole e quanto sia importante rispettarle per poter vivere in una comunità sana, solidale, capace di perseguire obiettivi comuni e di non cedere agli individualismi.
Oggi siamo chiamati a riappropriarci di tutto questo, coniugandolo con la sicurezza, con la necessità di acquisire nuove abitudini e rispettare nuove regole, per fare in modo che la scuola sia il luogo per eccellenza non solo per imparare a diventare buoni cittadini, ma anche per dimostrare di esserlo. Non abbiamo perso mai la speranza e l’abbiamo trasformata in azione.
E così, nonostante il vento contro, i nostri remi sono stati i fatti. Le nostre menti e le nostre braccia sono state tutto il personale scolastico. La nostra forza sono state le azioni concrete. Quelle che abbiamo costruito, giorno dopo giorno, e che ci hanno permesso di raggiungere il traguardo degli esami di Stato, prima, e la riapertura delle scuole, poi.
Dall’emergenza nuove opportunità.
Quello che celebriamo oggi è, in qualche modo, un primo giorno di scuola per tutti.
Ci saranno delle difficoltà, ma non potrebbe essere altrimenti: non possiamo dimenticare quanto passato in questi mesi o fingere di non ricordare che la pandemia si è presentata alle nostre porte senza preavviso, travolgendo ogni cosa, e che è ancora in mezzo a noi.
Dovremo utilizzare questo momento per ritrovare uno spirito di condivisione, di massima collaborazione. Ci saranno casi da gestire di possibili contagi, anzi ci sono già stati, ma non dobbiamo avere paura: li affronteremo insieme. L’esperienza di questi ultimi mesi ha reso evidente a tutti che la nostra scuola merita più di quanto avuto in questi anni.
La bussola di tutti noi non può che essere l’articolo 34 della Costituzione che ci ricorda che “I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi”. Un assunto che, unitamente al principio di uguaglianza e ai doveri di solidarietà sociale, ispira tutta la nostra azione.
Vogliamo che nessuno si senta solo e, a tal proposito, penso alle scuole del territorio in cui ci troviamo oggi e agli sforzi titanici fatti, per non abbandonare le ragazze e i ragazzi, durante il periodo più duro della pandemia. E penso anche a tutte le altre cosiddette ‘ex zone rosse’, che hanno dovuto affrontare per prime la sospensione delle attività didattiche.
Tante scuole in quei mesi si sono gemellate, il Sud con il Nord e viceversa, tanti istituti hanno prestato soccorso ad altri che erano più indietro. Durante la didattica a distanza la scuola ha fatto squadra forse più che in passato. Archiviare e semplicemente dimenticare tutto sarebbe un grave errore.
Rientriamo a scuola !
Questo è un momento storico. Non si tratta solo di ricostruire, di ripartire, ma, soprattutto, di trasformare le difficoltà in occasioni di rinnovamento. Rinnovamento che il popolo italiano ha già dimostrato di saper tirare fuori dopo le fasi buie della propria storia. Ci riusciremo però solo domandandoci: “Di cosa hanno bisogno per potersi orientare, per guardare con sicurezza e fiducia al loro futuro i nostri ragazzi e le nostre ragazze?”.
Rimettere davvero la scuola al centro non è un’utopia. Come diceva Adriano Olivetti, grande imprenditore e pioniere di un’Italia che si è ricostruita sulle proprie macerie più forte e più grande che mai, “spesso il termine utopia è la maniera più comoda per liquidare quello che non si ha voglia, capacità o coraggio di fare. Un sogno sembra un sogno fino a quando non si comincia a lavorarci”.
È arrivato il momento di riportare la scuola al centro del sistema Paese. Di rilanciarla come Istituzione di primaria importanza dove davvero si gettano le basi dell’Italia di domani. Ogni minuto perso ritarderà i progressi di una Nazione intera.
Per questo dico, adesso alziamo tutti bene la testa e guardiamo avanti: Itaca è proprio là. La nostra casa, il nostro futuro. Andiamo a riprenderceli. Facciamo tutti insieme il tifo per questa ripresa. Rientriamo a scuola!