PNRR, le Comunicazioni del Presidente del Consiglio Mario Draghi in Parlamento.
27 Aprile 2021 – Il Presidente Draghi è intervenuto in Senato per la replica a seguito del dibattito generale sulle Comunicazioni in vista della trasmissione alla Commissione europea del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Questa mattina, è intervenuto alla Camera per la replica a seguito del dibattito di ieri.
PNRR, replica del Presidente Draghi alla Camera dei Deputati.
Buongiorno a tutti,
Vorrei intanto ringraziarvi per il contributo della discussione di ieri, e cercherò di rispondere a tutte le osservazioni fatte procedendo punto per punto.
Voglio ribadire il profondo rispetto che il governo e io abbiamo per il Parlamento. Naturalmente i tempi erano ristretti. La scadenza del 30 aprile non è mediatica – come si è detto – è che se si arriva prima si ha accesso ai fondi prima. La Commissione andrà sui mercati a fare la provvista per finanziare questo fondo intorno al mese di maggio/giugno, poi la finestra si chiuderà temporaneamente per l’estate, e quindi se il Piano viene presentato prima si ha accesso alla prima quota della provvista. Non così se invece si va più avanti.
Per cui mi dispiace molto per i tempi ristretti di questa discussione. Abbiamo tenuto conto però dei molti punti di vista del Parlamento espressi sia nelle opinioni espresse prima, sia ne corso delle interlocuzioni stesse che il Parlamento ha avuto con parti sociali sia con l’altissimo numero di interlocutori che il Parlamento ha incontrato.
Un’altra osservazione concerne l’attuazione del Piano. Il dialogo non è finito qui: il contributo che il Parlamento può dare è solo all’inizio. Infatti tutte queste riforme che sono contenute nel Piano saranno adottati con provvedimenti e strumenti legislativi: disegni di legge, leggi delega e decreti legge), nei cui procedimenti di adozione il Parlamento avrà, com’è ovvio, un ruolo determinante nella discussione e nella determinazione del contenuto. Quindi una collaborazione tra legislativo ed esecutivo è fondamentale ora e lo sarà ancora di più nei mesi a venire. Vi sono state richieste di chiarimenti da parte di molti sull’attuazione del Piano e in particolare sul ruolo degli Enti Locali e le Autonomie.
La vera sfida – non appena questo Piano viene consegnato – è quella di trovare un modo di attuazione dove amministrazioni locali, territoriali, governo centrale che sono chiamati a una mole di interventi, soprattutto investimenti pubblici decisamente eccezionale, trovino uno schema di governo del Piano. Questo è il vero governo, non è tanto cosa fa Palazzo Chigi, cosa succede a Palazzo Chigi, che comitati si formano. Questo è il punto nodale del Piano.
Il processo è relativamente chiaro per quel che riguarda la parte di attuazione dei mi misteri, è invece molto più complesso per quanto riguarda il coordinamento del ruolo che avranno il governo da una parte e i vari Enti locali dall’altra che sono i veri attuatori del Piano a cui viene destinato il Piano. Perché devono avere un ruolo centrale nel Piano? Perché sono loro ad avere massima contezza dei bisogni del territorio. In particolare in ambiti quali la Coesione sociale e la Sanità, come tra l’altro previsto anche dalla Costituzione.
Quindi non c’è Stato contro Enti locali. E’ esattamente il contrario. Questo è il messaggio che abbiamo voluto dare dall’inizio di questo governo e che viene confermato da questo Piano. Oltretutto il governo prevede anche che qualora sia necessario e gradito vi siano anche dei gruppi di lavoro, delle squadre che possano rinforzare l’azione degli Enti locali quando necessario. Per quanto comunque in questo il governo del Piano sarà definito da un intervento normativo che verrà adottato a breve.
Alcune osservazioni sulle poche risorse ai giovani, alle donne lavoratrici, al Sud, alle infrastrutture digitali. In generale questo Piano permette investimenti che sarebbero stati impossibili e impensabili fino a pochi giorni fa. Tutto il Piano è un investimento sul futuro e sulle nuove generazioni. Primo: ho detto ieri che ai nostri giovani dobbiamo garantire welfare, una casa e un’occupazione sicura. Ieri ho parlato in questa aula delle misure del Piano per le famiglie giovani, quelle per le infrastrutture sociali e le case popolari, e gli incentivi fiscali per i mutui.
Inoltre, il piano interviene per garantire in maniera equa e adeguata il diritto allo studio, e stanzia quasi un miliardo per gli alloggi studenteschi, mezzo miliardo per le borse di studio per accedere all’università. Prevede poi l’ampliamento dei dottorati, attraverso un finanziamento cumulativo di circa un miliardo.
Ribadisco inoltre l’introduzione di una previsione per condizionare l’esecuzione dei progetti finanziati non solo dal PNRR, ma anche da REACT-EU e dal Piano complementare, alla nuova occupazione giovanile e femminile. Quello che ieri ho chiamato condizionalità trasversali del Piano.
Il Piano prevede importanti misure a sostegno delle donne lavoratrici. Vi sono interventi a favore dell’imprenditoria femminile, ma soprattutto un corposo pacchetto per aiutare ad alleggerire il carico familiare che spesso grava sulle spalle delle donne. Il Piano asili nido, che è stato toccato da molti interventi, stanzia ben 4,6 miliardi per gli asili nido e le scuole d’infanzia. Questo investimento porta a creare circa 230.000 nuovi posti destinati ai bambini più piccoli, e credo sia una stima prudenziale.
L’ambizione del Governo è raggiungere e superare gli obiettivi europei a riguardo. D’altronde abbiamo un tale arretrato che bisogna porsi obiettivi ambiziosi per recuperare un po’ di quello che si è perso nel passato. Si prevede inoltre il rafforzamento dei servizi di prossimità e di supporto all’assistenza domiciliare.
Anche sul Mezzogiorno ci sono stati molti interventi. Il Piano esplicita in maniera chiara come verranno spese le risorse inserite nei piani del Dispositivo europeo e nei fondi aggiuntivi.
Al Sud andrà circa il 40% delle risorse a fronte del 34% della popolazione. E saranno ripartite con il criterio del territorio. Sono 82 miliardi: è molto anche più alta della quota di Prodotto interno lordo.
Alcune Missioni del Piano prevedono poi investimenti in quote ancora maggiori: Penso ad esempio alla Missione 3, Infrastrutture per la Mobilità Sostenibile, dove arriva al 53%, o alla Missione 4, Istruzione e Ricerca, dove tocca il 46%. Inoltre, oltre il 45% degli investimenti nella connettività a banda ultralarga si svilupperà nelle regioni del Sud.
Ad altri commenti sul Sud ribadisco che gli interventi in questa aerea convergono su quattro priorità: il miglioramento dei servizi, la sostenibilità, le connessioni, i collegamenti e l’attrazione di nuovi investimenti. Sono tutte misure che si inseriscono nella nostra visione complessiva: far ripartire e poi accelerare la convergenza del Mezzogiorno, ferma ormai da mezzo secolo.
A proposito dell’osservazione sui livelli essenziali delle prestazioni, la loro definizione è molto importante per il Governo e infatti è contenuta nel Piano. Un esempio è quello del programma per la garanzia e occupabilità dei lavoratori, nella riforma delle politiche attive del lavoro, della riforma della non autosufficienza, che si basano proprio sulla definizione dei livelli essenziali di prestazioni. Il Governo sta anche lavorando in particolare sul tema degli asili nido, in modo da aumentare l’offerta delle prestazioni di educazione e cura della prima infanzia nei territori più lontani dall’obiettivo europeo del 33% di bambini che possono accedere al servizio.
Per quanto riguarda la banda larga, il governo intende stanziare 6,31 miliardi per le reti ultraveloci, la banda larga e il 5G. L’obiettivo è portare entro il 2026 reti a banda ultra larga ovunque senza distinzioni territoriali ed economiche. A maggio, quindi tra pochi giorni, avvieremo la mappatura dei piani d’investimento previsti dai privati per identificare le aree del Paese che senza interventi del governo resterebbero sfavorite. Per queste aree è previsto un contributo statale per assicurarci che non si creino nuovi divari digitali da qui al 2026.
Vogliamo che si evitino duplicazioni di investimento, che gli operatori di mercato scelgano le tecnologie più adatte ad ogni zona e che comunque la scelta dei cittadini e la concorrenza in questo settore vengano tutelate. Perché in questo settore l’effetto di maggiore concorrenza – e si è visto negli ultimi 20-30 anni – si riflette in prezzi più bassi per i cittadini e anche qualità migliore. Non sostengo che la concorrenza sia il toccasana in tutte le situazioni, assolutamente no. Nella maggior parte delle situazioni in effetti è una concorrenza regolata che va immaginata, non una concorrenza senza regole. Ma queste sono cose che abbiamo imparato purtroppo a nostre spese negli ultimi anni. Grazie a questa nuova e completa infrastruttura intendiamo investire per ammodernare la nostra amministrazione, connettere tutte le scuole e gli ospedali, incentivare le imprese a investire e digitalizzarsi.
Poi abbiamo avuto delle osservazioni sul turismo. Io sottolineo che a questi settori – essenzialmente cultura e turismo – sono destinati circa 8 miliardi di euro. Sono previsti interventi per la valorizzazione di siti storici e culturali, volti a migliorare la sicurezza, l’accessibilità e la loro attrattività. Ci sono investimenti nel digitale, per consentire il collegamento dell’interno ecosistema turistico e per migliorare la competitività delle imprese.
Per quanto riguarda Roma, altro tema sollevato, il PNRR prevede un’iniziativa specifica che si chiama “Caput Mundi” da 500 milioni di euro per finanziare progetti che valorizzano il patrimonio storico e culturale della città di Roma; permettono la messa in sicurezza di luoghi pubblici ed edifici storici; digitalizzano i servizi culturali e rinnovano parchi e giardini storici. E spero anche non storici. Nel complesso, intendiamo avviare un progetto che muovendo dalla Capitale porti il turismo lungo i percorsi nazionali spesso meno noti ma non meno unici.
E’ stato toccato anche il tema del Made in Italy. Uno degli obiettivi principali della Missione 1 è favorire l’internazionalizzazione e la crescita dimensionale delle imprese, soprattutto nei settori più innovativi e strategici. In questo senso vanno gli interventi nell’ambito del Fondo per l’internazionalizzazione la cui dotazione è di circa 1,2 miliardi di euro, e quelli specifici sui settori ad alta tecnologia come l’aerospazio. In generale, gli investimenti su ricerca e sviluppo contribuiranno a un Made in Italy improntato sempre di più alla capacità innovativa.
Molti di voi hanno chiesto garanzie relativamente al superbonus. Ripeto quello che ho detto ieri: tra PNRR e Fondo complementare, sono previsti oltre 18 miliardi, le stesse risorse che erano state stanziate in precedenza. La misura è finanziata fino alla fine del 2022, con estensione al giugno 2023 per le case popolari (Iacp). Per il futuro, il Governo si impegna a inserire nel Disegno di Legge di bilancio per il 2022 una proroga dell’ecobonus per il 2023, tenendo conto dei dati relativi alla sua applicazione nel 2021. E son completamente d’accordo: l’ecobonus tira poco perché le procedure son troppo complesse. Quindi con un decreto legge che sarà presentato entro il mese di maggio interveniamo con importanti semplificazioni per far sì che la gente lo possa usare.
Ci sono stati anche rilievi sull’agricoltura. Diversi progetti riguardano la sua digitalizzazione: stanziamo 500 milioni per l’innovazione e meccanizzazione nel settore agricolo ed alimentare. Il progetto sostiene l’ammodernamento dei macchinari agricoli che permettano l’introduzione di tecniche di agricoltura di precisione e l’utilizzo di tecnologie di agricoltura 4.0, nonché l’ammodernamento del parco automezzi al fine di ridurre le emissioni.
Ci sono state poi varie sollecitazioni sul tema dell’idrogeno. Prima di tutto voglio sottolineare come il PNRR stanzi complessivamente 3,6 miliardi sullo sviluppo dell’idrogeno, dato significativamente superiore ai 2 miliardi della Francia e all’1,6 miliardi della Spagna.
È evidente che la transizione debba tendere all’utilizzo dell’idrogeno verde. Questo – teniamolo a mente – richiederà un’efficacia senza precedenti nel raggiungimento degli obiettivi di generazione di elettricità da sorgenti rinnovabili, in assenza delle quali si dovranno considerare tecniche alternative per la generazione del vettore idrogeno.
Il target previsto è il 72% dell’elettricità globale da fonte rinnovabile nel 2030. Vuol dire installare circa 70 GigaWatt di potenza rinnovabile nei prossimi 10 anni. Il ritmo attuale di installazione della potenza è 0,8. Dunque tutto dipenderà da quanto saremo in grado di rispettare la tabella di marcia del piano, riducendo al minimo i ritardi nell’implementazione delle infrastrutture energetiche. O attuiamo queste riforme o la transizione energetica richiederà – fate voi i conti – più di 30-40 anni. In tema di punti di ricarica dei veicoli elettrici – un altro tema che è stato sollevato – nel piano ci sono obiettivi puntuali ed ambiziosi. L’obiettivo è sviluppare 7.500 punti di ricarica nelle superstrade e circa 13.700 punti di ricarica nei centri urbani.
Più in generale, noto che sono arrivate osservazioni apparentemente opposte circa la transizione ambientale. Per alcuni si teme che possa far danno al nostro sistema industriale esistente. Da altri si chiede che essa permei ogni ambito di intervento. Io credo che sia una contraddizione relativamente semplice da sciogliere.
Il Governo è convinto che la transizione ecologica debba riguardare tutti i settori produttivi. Essa è una priorità trasversale per tutto il Piano. Il PNRR alloca circa il 40% delle risorse ad obiettivi climatici. Oltre agli interventi previsti nella Missione 2, ci sono quelli sui trasporti, e sull’efficienza energetica. Siamo quindi ben oltre l’obiettivo europeo del 37%.
Allo stesso tempo, siamo convinti che la transizione ambientale sia un motore di sviluppo e di occupazione, soprattutto per i giovani. Finora è stata vista come un ostacolo agli investimenti, un ostacolo al “progresso”. Dobbiamo capire che se è fatta bene non è un ostacolo al progresso: genera occupazione, genera innovazione, genera produzione. Faccio un esempio: la filiera dell’automotive, e i cambiamenti che vengono ad essa apportati dalla mobilità elettrica. Per questo sono presenti significativi, specifici investimenti nelle batterie.
Per quanto riguarda il tema della commissione sulla Valutazione d’Impatto Ambientale, la durata media della conclusione dei procedimenti è di oltre due anni. Non sono tempi compatibili con le infrastrutture di cui abbiamo bisogno, e che, ricordo, mettiamo in campo anche per andare incontro agli obiettivi ambientali. Le riforme che proponiamo portano a una riduzione dei tempi, anche con il rafforzamento della capacità del nuovo Ministero della transizione ecologica.
C’è poi stata un’osservazione sul consumo di suolo, che ha particolare rilievo nel Piano e su cui il Governo si impegna a presentare una legge. Come esempio di questa attenzione, voglio citare l’investimento “parco agri-solare”, che sarà realizzato senza consumo di suolo.
Passo ora al tema dell’alta velocità. Il Piano e il Fondo Complementare prevedono investimenti per oltre 15 miliardi. Un esempio è la linea ad Alta Velocità Salerno-Reggio Calabria. Ho detto che è vera alta velocità, dove i treni potranno viaggiare a 300 Km all’ora. Con questi investimenti, ci si metterà lo stesso tempo da Roma a Torino e da Roma a Reggio Calabria.
Tutte le linee ad alta velocità non sono progetti vecchi, ma sono progetti estremamente innovativi. La Roma-Pescara è una novità assoluta. Il raddoppio del binario sulla linea esistente della Palermo-Catania-Messina va incontro ad un’esigenza avanzata dalla regione Sicilia.
Per gli interventi ferroviari al Nord sono destinati 8,6 miliardi. Consentono di potenziare i servizi di trasporto su ferro e stabiliscono per le merci connessioni efficaci con il sistema dei porti esistenti. In particolare grazie ai lavori sul tratto Liguria-Alpi i tempi di percorrenza sono dimezzati sia sulla tratta Genova-Milano che sulla quella Genova-Torino. E la capacità sarà aumentata da 10 a 24 treni/ora.
Diverse questioni sono state poste a proposito dell’housing sociale. I 500 milioni dell’housing sociale sono inseriti nel programma innovativo della qualità dell’abitare. Attraverso questo progetto, investiamo 2,8 miliardi nella realizzazione di nuove strutture di edilizia residenziale pubblica, per ridurre le difficoltà abitative, con particolare riferimento al patrimonio pubblico esistente, e alla riqualificazione delle aree degradate e puntiamo sull’innovazione verde e sulla sostenibilità.
Sono stati fatti anche degli interventi a proposito delle aree colpite da eventi sismici. Per queste aree, sono previsti 1,78 miliardi di euro nel Fondo Complementare. Il PNRR, poi, prevede diversi interventi di riqualificazione di edilizia pubblica, nell’ambito dei quali sono previsti anche interventi di prevenzione antisismica.
C’è poi stata un’osservazione sui fondi stanziati per la ricerca. Le risorse per la ricerca sono aumentate rispetto alla precedente versione nel Piano. Ma non basta: oltre al PNRR, la ricerca di base deve ricevere un maggiore supporto con le politiche ordinarie, ed essere sottoposta a valutazione in modo da verificare l’efficacia degli investimenti.
Vi sono state numerose sollecitazioni sulla tassazione. La riforma del fisco fa parte di quell’insieme di riforme che, sebbene non ricomprese nel perimetro delle azioni previste dal Piano, devono accompagnarne l’attuazione. La riforma fiscale è tra le azioni chiave per dare risposta alle debolezze strutturali del Paese e in tal senso è parte integrante della ripresa che si intende innescare anche grazie alle risorse europee.
Per fare la riforma fiscale occorre una ampia condivisione politica. Il Governo si è impegnato a presentare una legge delega entro il 31 luglio 2021. Quindi, di nuovo, tra poco. Il Parlamento sarà pienamente coinvolto e svolgerà, ha già svolto, un ruolo di primo piano attraverso l’“indagine conoscitiva sulla riforma dell’IRPEF e altri aspetti del sistema tributario” avviata dalla Commissioni parlamentari e tuttora in corso di svolgimento. Le indicazioni che proverranno dal lavoro delle Commissioni saranno riflesse nel testo del disegno di legge delega.
È presto, pertanto, per dare risposte su quale sarà la riforma del fisco. Io ho enunciato alcuni principi che secondo me sono fondamentali nel discorso programmatico, ma oltre a questo è difficile poterlo fare ora. È essenziale che il lavoro del Parlamento giunga a compimento e che vengano fornite indicazioni politiche quanto più condivise e puntuali possibili. Per realizzare in tempi certi la riforma definendone i decreti attuativi il Governo, dopo l’approvazione della legge di delega, istituirà una Commissione di esperti.
Sui tempi di pagamento della PA, il Governo si impegna a attuare il monitoraggio già in corso con la Piattaforma per i crediti commerciali gestita dal Ministero dell’economia. Contestualmente, si provvede a rafforzare l’attività di sensibilizzazione nei confronti delle pubbliche amministrazioni e degli enti locali per il miglioramento dei processi necessari ad accelerare le procedure di pagamento. Ma anche le azioni di rafforzamento della PA previste nel PNRR contribuiranno a migliorare la situazione dei pagamenti.
Un’osservazione ha giustamente toccato il volume del debito che si crea con questo piano. In questo momento, però, credo sia necessario concentrarci sulla crescita. Sulla crescita economica, sulla crescita sostenibile. Vogliamo rilanciare gli investimenti, bisogna che la produttività aumenti, e a quel punto avremo dei tassi di crescita ben più alti, speriamo, che in passato che porteranno a un declino del rapporto tra debito pubblico e PIL.
C’è poi stata un’osservazione sull’importanza del Terzo settore. Ci tengo a sottolineare che il valore del Terzo settore è parte integrante del piano, in particolare nella componente, dedicata a Infrastrutture Sociali, Famiglie, Comunità e Terzo Settore.
Ciascuno dei tre ambiti di intervento prevede proprio che ci sia co-progettazione e siano sfruttate le sinergie tra impresa sociale, volontariato e amministrazione. Siamo convinti che questo consenta di comprendere al meglio i disagi e i bisogni e quindi di venire incontro alle nuove marginalità. Nel Piano è anche presente l’impegno a completare la riforma del Terzo settore.
La semplificazione delle norme in materia di appalti pubblici e concessioni, per venire a un altro punto, è obiettivo essenziale per la riuscita del Piano e, più in genere, per il rilancio del settore delle costruzioni. In merito agli appalti, intendiamo riformare la disciplina nazionale, sulla base delle tre direttive dell’Unione Europea (2014/23, 24 e 25). Occorre renderla più snella rispetto a quella vigente, anche sulla base di una comparazione con la normativa adottata in altri Stati membri dell’Unione europea. A tal fine, si interverrà con una legge delega, da presentare entro il 2021. Inoltre, intendiamo prorogare le semplificazioni adottate con il DL 76/2020 fino al 2023.
A prescindere dal PNRR, la semplificazione normativa e amministrativa è un obiettivo cruciale per il Governo. Il Piano contiene numerose misure per accelerare l’attuazione degli interventi. Le riforme previste dal Piano sono accompagnate da indicazioni sulle tempistiche. Sarà approvato un DL già a maggio, con gli interventi urgenti di semplificazione. E naturalmente questo lavoro di semplificazione proseguirà in modo progressivo, continuo e costante fino al 2026.
Concludo infine con un riferimento allo sport. L’Italia da anni reclamava un piano sulle politiche sportive. Con un miliardo di investimenti nel Piano da oggi lo sport ha piena dignità nelle politiche pubbliche del nostro Paese. C’è uno stretto legame tra l’attività sportiva, il benessere e la coesione sociale. Intendiamo potenziare le infrastrutture per lo sport e favorire le attività sportive a cominciare dalle prime classi delle scuole primarie. Delle infrastrutture sportive scolastiche beneficerà inoltre l’intera comunità territoriale, al di fuori dell’orario scolastico attraverso convenzioni e accordi con le stesse scuole, con gli enti locali e con le associazioni sportive e dilettantistiche locali. Grazie.