Il cardinale Angelo Becciu e altri nove imputati, tra laici e religiosi, a processo con l’accusa di peculato e abuso d’ufficio.
Oltre ai dieci imputati, tra i quali il processo coinvolge quattro differenti società e alcuni dei reati sono contestati “in concorso”. La Santa Sede lo ha annunciato sabato 3 luglio 2021, con una nota ufficiale. “Con decreto in data odierna – spiega il testo ufficiale – il Presidente del Tribunale Vaticano ha disposto la citazione a giudizio degli imputati nell’ambito della vicenda legata agli investimenti finanziari della Segreteria di Stato a Londra. Il processo avrà inizio all’udienza del prossimo 27 luglio”.
“L’iniziativa giudiziaria – spiega la Santa Sede – è direttamente collegabile alle indicazioni e alle riforme di Sua Santità Papa Francesco, nell’opera di trasparenza e risanamento delle finanze vaticane; opera che, secondo l’ipotesi accusatoria, è stata contrastata da attività speculative illecite e pregiudizievoli sul piano reputazionale nei termini indicati nella richiesta di citazione a giudizio.
A richiedere la citazione a giudizio l’Ufficio del Promotore di Giustizia, nelle persone del Promotore Gian Piero Milano, dell’Aggiunto Alessandro Diddi e dell’Applicato Gianluca Perone. Questi gli imputati, tra i quali figurano religiosi e laici della Segreteria di Stato, “figure apicali dell’allora Autorità di Informazione Finanziaria”, e “personaggi esterni, attivi nel mondo della finanza internazionale”.
Questi i nominativi rinviati a Giudizio:
- Il cardinale Angelo Becciu – già Prefetto della Congregazione delle cause dei santi e precedentemente Sostituto della Segreteria di Stato – per i reati di peculato ed abuso d’ufficio anche in concorso, e di subornazione.
- René Brülhart, al quale l’accusa contesta il reato di abuso d’ufficio;
- Mauro Mons. Carlino, al quale l’accusa contesta i reati di estorsione e abuso di ufficio;
- Enrico Crasso, al quale l’accusa contesta i reati di peculato, corruzione, estorsione, riciclaggio ed autoriciclaggio, truffa, abuso d’ufficio, falso materiale di atto pubblico commesso dal privato e falso in scrittura privata;
- Tommaso Di Ruzza, al quale l’accusa contesta i reati di peculato, abuso d’ufficio e violazione del segreto d’ufficio;
- Cecilia Marogna, alla quale l’accusa contesta il reato di peculato;
- Raffaele Mincione, al quale l’accusa contesta i reati di peculato, truffa, abuso d’ufficio, appropriazione indebita e autoriciclaggio;
- Nicola Squillace, al quale l’accusa contesta i reati di truffa, appropriazione indebita, riciclaggio ed autoriciclaggio;
- Fabrizio Tirabassi, al quale l’accusa contesta i reati di corruzione, estorsione, peculato, truffa e abuso d’ufficio;
- Gianluigi Torzi, al quale l’accusa contesta i reati di estorsione, peculato, truffa, appropriazione indebita, riciclaggio ed autoriciclaggio;
Le accuse sono state formulate anche verso le società:
- HP Finance LLC, riferibile ad Enrico Crasso, alla quale l’accusa contesta il reato di truffa;
- Logsic Humanitarne Dejavnosti, D.O.O., riferibile a Cecilia Marogna, alla quale l’accusa contesta il reato di peculato;
- Prestige Family Office SA, riferibile ad Enrico Crasso, alla quale l’accusa contesta il reato di truffa;
- Sogenel Capital Investment, riferibile ad Enrico Crasso, alla quale l’accusa contesta il reato di truffa.
Le indagini sono iniziate nel luglio 2019, dopo la denuncia dell’Istituto per le Opere di Religione e dell’Ufficio del Revisore Generale. Le indagini, per lo Stato del Vaticano, sono state condotte dall’Ufficio del Promotore e dalla sezione di Polizia giudiziaria del Corpo della Gendarmeria. Le attività istruttorie hanno vista la collaborazione della Procura di Roma e del Nucleo di Polizia Economico Finanziaria – G.I.C.E.F. della Guardia di Finanza di Roma. E “la cooperazione con le Procure di Milano, Bari, Trento, Cagliari e Sassari e le rispettive sezioni di polizia giudiziaria”.
“Le attività istruttorie – spiega la Santa Sede – sono state “svolte anche con commissioni rogatoriali in numerosi altri paesi stranieri: Emirati Arabi Uniti, Gran Bretagna, Jersey, Lussemburgo Slovenia, Svizzera. È stato così possibile ,”portare alla luce una vasta rete di relazioni con operatori dei mercati finanziari che hanno generato consistenti perdite per le finanze vaticane, avendo attinto anche alle risorse, destinate alle opere di carità personale del Santo Padre”.
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