Nature, cambiamenti climatici: come sono cambiati i principali uragani atlantici dal 1851 al 2019.
Gli attuali aumenti di frequenza e intensità degli uragani atlantici maggiori – grandi uragani, potrebbero non dipendere solo da mutamenti definitivi, ma riflettere pure una sorta di “rimbalzo” da quella che è stata una precedente attività climatica minima, nel periodo tra gli anni ’60 e gli anni ’80. Lo spiega su Nature Communications l’articolo Changes in Atlantic major hurricane frequency since the late-19th century. Cambiamenti nella frequenza dei principali uragani atlantici dalla fine del XIX secolo. DOI 10.1038/s41467-021-24268-5.
Come accennato, l’articolo spiega pure che il peso dei cambiamenti climatici non è ininfluente nel determinare lo sviluppo di uragani tropicali e la loro intensità. Per gli autori dello studio “la variabilità del clima e le riduzioni degli uragani indotte dagli aerosol potrebbero aver mascherato i contributi del riscaldamento dei gas serra su scala secolare alla frequenza degli uragani del Nord Atlantico”.
Cicloni tropicali più intensi con il crescere delle temperature degli Oceani.
Dalle ricerche attuali, si prevede che i cicloni tropicali diventeranno più intensi con il crescere delle temperature della superficie degli oceani. “I grandi uragani atlantici sono diventati più frequenti dagli anni ’80 – spiega Nature -, ma non è chiaro se questa tendenza recente sia il risultato di emissioni di gas serra antropogeniche o rifletta la variabilità dell’attività degli uragani atlantici. Una delle sfide chiave nella valutazione di ciò è che il record osservativo prima del 1972, quando i dati satellitari sono diventati disponibili, potrebbe essere incompleto, il che significherebbe che l’attività precedente degli uragani potrebbe essere stata sottovalutata”.
I ricercatori hanno studiato le registrazioni delle principali attività di uragani nell’Atlantico dal 1851 al 2019, utilizzando registrazioni satellitari delle tracce e delle caratteristiche degli uragani dal 1972 al 2019. In questo modo hanno potuto “stimare il numero di tempeste potenzialmente mancate nei registri delle navi dal 1851 al 1971”. Partendo da tali dati, hanno scoperto “che l’attività degli uragani è aumentata negli ultimi decenni”, e che i grandi uragani recenti non sono atipici, e “riflettono un recupero da un minimo negli anni sessanta e ottanta.
La riduzione in quel periodo potrebbe essere dipesa dalle emissioni umane di aerosol che “inibiscono l’attività degli uragani in combinazione con la variabilità naturale”. Le stime attuali “mostrano ancora fluttuazioni su una scala temporale da un anno all’altro, il che indica che la variabilità climatica esercita una forte influenza sull’attività dei principali uragani atlantici”.
Link Nature Communication.