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Lavoro: verso una nuova cultura dell’inclusione

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Verso una nuova cultura dell’inclusione: il contributo europeo e la risposta italiana.

Si è svolto la scorsa settimana l’evento Verso una nuova cultura dell’inclusione. Il contributo europeo e la risposta dell’Italia. L’incontro, organizzato il 30 marzo online come evento annuale del PON Inclusione, ha visto il confronto sui cambiamenti attuali per l’inclusione sociale, e sulle “differenze come un valore da preservare”. Ha partecipato all’evento anche il ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, Andrea Orlando, con un video messaggio inaugurale.

Nel corso dell’incontro il Direttore per la Lotta alla Povertà, Paolo Onelli, del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, ha affermato che “gli interventi sociali generano cultura quando alle azioni si accompagnano riflessioni e confronto”. Parlando anche della possibilità di “generare cambiamenti, significato e bellezza nella vita delle persone”. Questo, ha spiegato, “costituisce il più grande incoraggiamento ad andare avanti”. “Una comunità professionale che ha bisogno di riconoscersi come tale, di rafforzarsi e di ricevere sostegno e riconoscimento. Una comunità – ha affermato – che ci prendiamo l’impegno di incontrare, di ascoltare e di consolidare perché sia sempre di più all’altezza delle sfide che ci attendono.”

Mentre Adelina Dos Reis, rappresentante della Commissione europea ha ricordato l’importanza del PON Inclusione che rappresenta un unicum in tutta Europa. “Sono orgogliosa di lavorare insieme per la difesa dei diritti delle persone LGBTIQ, delle minoranze etniche e delle persone senza dimora” ha affermato. Spiegando che “I progetti presentati dimostrano come il PON in questi anni abbia fatto la differenza nella vita delle persone e questo dà concretezza e senso alla nostra azione. Il nuovo FSE+ nel prossimo futuro amplierà le possibilità di finanziamento sfruttando al meglio le sinergie tra diversi programmi. Il mio invito oggi a tutti noi, istituzioni europee, ministeri, regioni, autorità locali, organismi per la parità, società civile, imprese è collaborare per costruire un futuro più inclusivo che non lasci nessuno indietro.”

I temi dell’inclusione e della valorizzazione delle differenze sono stati discussi in tre differenti panel:

  • il primo, presentato dall’UNAR, che insieme all’Istituto Superiore di Sanità ha realizzato Infotrans.it, il primo portale istituzionale dedicato al benessere e alla salute delle persone transgender e insieme all’ISTAT ha realizzato un’indagine sul diversity management nelle aziende italiane;
  • il secondo, dedicato agli interventi integrati di inclusione sociale per le persone senza dimora, arricchito dall’intervento della fio.PSD e dalla testimonianza di un’operatrice della Cooperativa di Bessimo (Brescia) che ha raccontato una storia di speranza e riscatto;
  • il terzo, dedicato al tema delle minoranze etniche e in particolare dell’inclusione dei bambini e delle bambine Rom, Sinti e Caminanti, in cui è stata raccontata l’esperienza del Comune di Bologna.

Hanno preso parte al dibattito anche il Capo di gabinetto del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, Elisabetta Cesqui e il Segretario generale, Andrea Bianchi, che ha sottolineato come parità, inclusione e valorizzazione delle differenze siano principi trasversali, che guidano non solo la realizzazione del PON Inclusione, ma anche diverse politiche messe in campo dal Ministero.

“Oggi – ha affermato – abbiamo a disposizione un complesso di risorse che afferiscono a diversi fondi nazionali ed europei, che dobbiamo usare valorizzando la complementarietà. Un ruolo centrale lo avrà l’attuazione del PNRR che rappresenta una sfida per l’intero Paese e dentro a questa sfida il nostro Ministero è chiamato a svolgere un ruolo fondamentale, che ha come obiettivo il rafforzamento della struttura sociale e la capacità di assicurare a tutti i cittadini l’accesso a servizi pubblici efficienti e di qualità.” “L’inclusione sociale – ha sottolineato invece Cesqui – è un elemento costitutivo del modello di democrazia sociale che l’Europa vuole rappresentare e per concretizzarsi ha bisogno di un’articolazione amministrativa e gestionale solida. Il PON Inclusione 14-20 in questo senso ha fatto da apripista e se è vero che oggi bisogna agire in fretta, anche a fronte di una complessità crescente dettata dal conflitto in Ucraina, non dobbiamo dimenticare che l’obiettivo di fondo deve essere il rafforzamento strutturale delle politiche di inclusione sociale e quindi degli Ambiti territoriali, che ne rappresentano gli attori principali. Perché la chiave del cambiamento – ha concluso – risiede nel coniugare progettualità, concretezza e stabilità del tempo dei cambiamenti che si riescono ad innestare.”

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