Patto per Torino, l’intervento del Sottosegretario Garofoli
Signor Presidente del Consiglio dei ministri, Signor Presidente della Regione, Signor Sindaco, Autorità tutte,
la sottoscrizione del “Patto per Torino” segna il secondo momento – dopo quello della sottoscrizione del “Patto per Napoli” – di una sperimentale rivisitazione delle relazioni finanziarie tra Stato ed enti locali.
Le sfide da fronteggiare sono rilevanti e il Paese ha bisogno che i suoi territori superino quei nodi che ostacolano il necessario percorso di crescita economica e sociale.
La preparazione del Patto – credo sia utile ribadirlo anche in questa occasione – ha visto la collaborazione, in queste settimane, degli uffici della Presidenza del Consiglio dei ministri, del Ministero dell’economia e delle finanze, del Ministero dell’interno e del Comune di Torino, a cui va un sentito ringraziamento.
Tutti hanno mostrato determinazione e impegno, testimoniando un’amplissima condivisione degli obiettivi e dei mezzi da adoperare per riuscire in un’operazione, quella sottesa al Patto, che consentirà, come dicevo, di affrontare problemi irrisolti della situazione finanziaria della Città.
Proprio in questa prospettiva, il “Patto per Torino” riconosce la specificità di questa delicata situazione e, come dirò a breve, parte proprio da questo stato di fatto per disegnare una strategia di risanamento ma anche di rilancio.
Tra gli anni Ottanta e Novanta del secolo scorso, la Città di Torino è stata attraversata da un processo di progressiva de-industrializzazione con la chiusura di molte importanti realtà aziendali; ne è seguita una drastica riduzione del numero di cittadini residenti, passati in quel decennio da 1.200.000 a 900.000.
Un processo che non ha mancato di produrre effetti sugli spazi urbani, un tempo vocati all’industria, e sulla società torinese, che spesso ha dovuto rivedere le proprie traiettorie occupazionali.
A queste profonde trasformazioni Torino ha risposto ripensando il suo paradigma di sviluppo.
Sono stati realizzati ingenti investimenti pubblici nei trasporti (metropolitani e ferroviari), nella riqualificazione degli spazi pubblici, nell’edilizia residenziale, nel trattamento dei rifiuti.
Anche in conseguenza di questo, Torino soffre di un elevato livello di indebitamento, il più alto tra le principali Città italiane (circa 3.800 euro pro-capite).
In questo contesto, è sopravvenuta una delle principali crisi economico-sociali – quella iniziata nel 2008 – che l’Italia abbia mai affrontato.
Sono aumentate notevolmente le sacche di povertà e la disoccupazione giovanile. È cresciuta la spesa per i servizi sociali e assistenziali. In termini più tecnici, i crediti di dubbia esigibilità sono aumentati e parallelamente il comune ha fatto ricorso ad anticipazioni di liquidità a fronte delle riscontrate difficoltà nell’attività di riscossione.
Sul fronte della spesa corrente si è poi determinata una situazione di pesante rigidità, tra le più gravi, per cui circa il 50% della spesa è assorbito, in particolare, dal ripagamento del debito – oltre 330 euro pro-capite, tra le più alte in Italia – e dal personale.
Tutto questo ha concorso significativamente ad appesantire il bilancio comunale.
Il Patto mira a dare soluzione in modo strutturale a tali criticità con il sostegno dello Stato ma anche con il significativo contributo, non solo finanziario, della città. Torino riceverà un contributo di 1.120 milioni di euro distribuiti in vent’anni, sino al 2042.
A fronte di questo importante sforzo finanziario (ma anche politico ed amministrativo) dello Stato, la Città, con i suoi vertici politici e amministrativi, assume l’impegno ad individuare risorse proprie da mettere a servizio degli obiettivi del Patto.
Come per Napoli, l’impegno del Comune – a riprova di una ferma volontà ad adoperarsi attivamente per il buon esito dell’operazione – va peraltro molto al di sopra di quanto richiesto: il contributo della Città ammonta a 664 milioni di euro a fronte della soglia minima di 280, ossia un quarto del contributo statale come previsto dalla legge di bilancio per il 2022.
Gli impegni che il Comune assume con la sottoscrizione del Patto non hanno tuttavia carattere solo finanziario.
La logica del Patto, infatti, e della stessa legge di bilancio per il 2022 che lo ha previsto, non è dissimile da quella sottesa, per quel che attiene ai rapporti tra Stato e Europa, al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, alla cui realizzazione l’Italia tutta è e sarà in questi anni fortemente impegnata.
La Città di Torino si impegna infatti, a definire ed attuare, in tempi predeterminati e puntualmente concordati, specifici programmi di riforme e investimenti.
La logica del Patto è basata su tre pilastri che vorrei ricordare:
- l’efficacia, perché il Patto mette a punto un vasto programma di intervento secondo un preciso programma (come per l’appunto fa il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) con obiettivi misurabili e controllabili;
- la fiducia, perché si tratta di un accordo di lunga durata sia per lo Stato, sia per la Città, che contiene importanti impegni da onorare;
- la responsabilità, perché come dicevo questi impegni richiedono che siano messi in campo sforzi mirati in un modo concreto.
Proprio il tema della responsabilità – è bene ricordarlo – pone il Patto su un piano di diversità rispetto ad altri strumenti a disposizione delle istituzioni pubbliche per ripianare il disavanzo (come le procedure di dissesto) perché appositamente concepito per concentrare sul Comune e sulle sue energie il compito di perseguire gli obiettivi di risanamento, nonché quelli di corretta e tempestiva definizione e realizzazione degli investimenti necessari per la crescita e il benessere della sua comunità.
A4. Le misure concrete che il Comune di Torino si è impegnato a realizzare sono molteplici.
- Tra queste vi è l’attivazione di leve fiscali (come l’incremento dell’addizionale comunale IRPEF).
- Vi è anche il potenziamento dell’attività di riscossione, ad esempio tramite l’anticipazione al concessionario – 30 mesi prima del termine di pagamento – degli elenchi dei soggetti debitori, nonché tramite la riduzione dei tempi di rateazione dei debiti fiscali e l’introduzione di forme di pagamento elettronico.
Ma vi sono anche – e questo profilo assume una peculiare rilevanza e specificità – una importante manovra finanziaria e una serie di interventi sul personale sia sul versante organizzativo, sia sul versante della spesa.
Più in particolare, tra le numerose componenti, la manovra prevede ed impone:
- la riduzione del debito finanziario e delle anticipazioni di tesoreria (e dei correlati interessi passivi). Il Comune si impegna, fino al 2026, a ricorrere a nuovo debito nel limite del 10% della quota capitale rimborsata in ogni esercizio. Il limite sarà alleggerito (e passerà al 20%) dal 2027 al 2030;
- la riduzione del 2%, rispetto al 2021, delle spese per trasferimenti, riduzione da mantenere costante sino al 2042;
- una rilevante riduzione – del 90% rispetto al 2019 – degli interessi di mora per ritardato pagamento. Obiettivo, questo, da realizzarsi con una misura di cui le aziende che hanno rapporti contrattuali con l’amministrazione comunale potranno beneficiare direttamente, ossia l’accelerazione dei tempi di pagamento dei fornitori;
un nuovo assetto organizzativo dell’amministrazione comunale, l’adeguamento dei processi organizzativi interni e l’introduzione di un tetto massimo alla spesa per personale.
Il Patto non ha tuttavia ad oggetto solo un insieme di indicatori finanziari da migliorare.
È anche – e forse soprattutto – uno strumento con cui trasformare gli ambienti metropolitani, gli spazi del vivere comune, i trasporti cittadini e i servizi alla collettività.
Il Patto impegna infatti il Comune a realizzare in tempi certi e prestabiliti una grande operazione di rilancio degli investimenti.
Richiede che Torino realizzi tempestivamente gli interventi finanziati dal PNRR e dal Fondo Complementare (ma anche dagli altri fondi europei e nazionali assegnati al comune).
Si tratta di investimenti per oltre 3 miliardi di euro complessivi che contribuiranno a potenziare la vocazione internazionale della Città e a porla definitivamente quale luogo di grandi eventi, a renderla più vivibile, a rafforzare il processo di riqualificazione urbana e degli spazi pedonali, a potenziare i servizi sociali e scolastici.
Il Patto è quindi un contratto per la crescita e il rilancio ma anche un accordo che intende superare le pesanti criticità del passato.
Il concorso dello Stato in favore di una Città così importante come Torino esige, in modo sinallagmatico, una gestione molto oculata della spesa e il massimo impegno alla pronta realizzazione di interventi strutturali di riforma.
È un Patto, in conclusione, che – come indicato in apertura – costituisce l’espressione di un rinnovato e virtuoso rapporto di collaborazione tra le istituzioni dello Stato e della Città.
Vi ringrazio.