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Il pontefice: combattere l’idolatria che ci allontana da Dio

Papa Francesco 15 marzo 2017

Papa Francesco: lottare contro le forme di idolatria che ci separano da Dio.

Così il pontefice nell’omelia della Santa Messa del Crisma, celebrata ieri, giovedì santo, 14 aprile 2022.

Nella Basilica di San Pietro Papa Francesco ha parlato degli idoli attraverso i quali si manifesta il demonio. Che “esige che noi facciamo la sua volontà e che lo serviamo”, però non lo chiede sempre: in questo modo, da  “grande diplomatico” qual’è, riesce a ingannarci meglio. Perché, spiega il pontefice, “ricevere l’adorazione di quando in quando gli basta per dimostrare che è il nostro vero signore e che persino si sente dio nella nostra vita e nel nostro cuore.”

Tre spazi nascosti di idolatria attraverso i quali il demonio ci allontana da Dio.

Il Papa ha spiegato che esistono “tre spazi di idolatria nascosta nei quali il Maligno utilizza i suoi idoli per depotenziarci della nostra vocazione di pastori e, a poco a poco, separarci dalla presenza benefica e amorosa di Gesù, dello Spirito e del Padre”.

Il prima spazio di idolatria si crea “dove c’è mondanità spirituale, che è «una proposta di vita, è una cultura, una cultura dell’effimero, una cultura dell’apparenza, una cultura del maquillage»”. Questa cultura distorta ha come caratteristica “il trionfalismo”, però “un trionfalismo senza Croce”. La “tentazione di una gloria senza Croce”, che “va contro la persona del Signore, va contro Gesù che si umilia nell’Incarnazione e che, come segno di contraddizione, è l’unica medicina contro ogni idolo”.

Ma Gesù stesso “prega affinché il Padre ci difenda da questa cultura della mondanità”. Che, come spiega il pontefice,è grave soprattutto per un sacerdote: perché “un sacerdote mondano non è altro che un pagano clericalizzato”.

Il secondo spazio di idolatria si crea “dove si dà il primato al pragmatismo dei numeri”, e non alle persone. Francesco spiega che “coloro che hanno questo idolo nascosto si riconoscono per il loro amore alle statistiche”. Così i numeri diventano il criterio di valutazione, e cancellano “ogni tratto personale nella discussione” e danno “la preminenza alla maggioranza, che, in definitiva, diventa il criterio di discernimento”.

Questo modo numerico e materialistico di valutare la realtà e prendere decisioni “non può essere l’unico modo di procedere né l’unico criterio nella Chiesa di Cristo”. Perché, avverte Papa Francesco, “le persone non si possono numerare, e Dio non dà lo Spirito misurandolo (cfr Gv 3,34).

Quando si resta affascinati dai numeri in questo modo, “in realtà, ricerchiamo noi stessi e ci compiacciamo del controllo assicuratoci da questa logica, che non s’interessa dei volti e non è quella dell’amore, ama i numeri”.

Il terzo spazio di idolatria nascosta, connesso al precedente, è definito dal “funzionalismo”: una mentalità che “non tollera il mistero”, e “punta all’efficacia”. E gradualmente “questo idolo va sostituendo in noi la presenza del Padre”. Così “Il primo idolo sostituisce la presenza del Figlio, il secondo idolo quella dello Spirito, e questo la presenza del Padre”.

In realtà Dio Padre è il Creatore, e non si limita a far “funzionare le cose”, ma le  crea “come Padre, con tenerezza, facendosi carico delle sue creature e operando affinché l’uomo sia più libero”. Una persona funzionalista, spiega il pontefice, “non sa gioire delle grazie che lo Spirito effonde sul suo popolo, delle quali potrebbe nutrirsi anche come lavoratore che si guadagna il suo salario”.

Anche in questo caso, è ancora più grave che un sacerdote cada in questo terzo spazio di idolatria: perché “il sacerdote con mentalità funzionalista ha il proprio nutrimento, che è il suo ego”. Dimentica “l’adorazione al Padre nelle piccole e grandi cose” e si compiace dell’efficacia dei propri programmi. Così come Davide, “quando, tentato da Satana, si impuntò per realizzare il censimento (cfr 1 Cr 21,1). Questi – ha affermato il Papa – sono gli innamorati del piano di rotta, del piano del cammino, non del cammino”.

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