Vaiolo delle scimmie – Monkeypox: isolati i primi casi nel nostro Paese, trasmissione non solo sessuale.
In Italia, dopo la segnalazione di alcuni casi di vaiolo delle scimmie in altri paesi europei, il ministero della Salute ha allertato le Regioni e ha istituito un sistema di monitoraggio dei casi. Un primo caso è stato identificato il 19 maggio all’INMI Spallanzani di Roma, che ha poi confermato anche altri due casi sospetti, pazienti già ricoverati nella struttura sanitaria. Da notare che il virus non si trasmette solo tramite trasmissione sessuale
“Il virus – ha affermato Gianni Rezza, direttore generale della Prevenzione sanitaria del ministero della Salute – si trasmette per contatto diretto o molto stretto però, poi, i focolai tendono molto spesso ad autolimitarsi”.
Il ministro della Salute Roberto Speranza da Berlino, dove partecipa alla riunione dei ministri del G7, ha affermato: “Teniamo alto il livello di attenzione grazie alla nostra rete di sorveglianza europea e nazionale. Ne ho parlato informalmente con la commissaria Stella Kyriakides e gli altri ministri”. Il ministro ha spiegato che sono coinvolti il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (ECDC) e l’Autorità per la preparazione e la risposta alle emergenze sanitarie (HERA) .
Vaiolo delle scimmie: sintomi e esiti.
L’Istituto Superiore di Sanità spiega che il vaiolo delle scimmie – Monkeypox è un’infezione causata da un virus della stessa famiglia del vaiolo da cui però si differenzia molto per la minore contagiosità e gravità. I sintomi della malattia negli esseri umani sono febbre, dolori muscolari, cefalea, linfonodi gonfi, stanchezza e manifestazioni cutanee quali vescicole, pustole, piccole croste. La trasmissione da uomo a uomo può accadere sia attraverso droplets, contatto con fluidi corporei o con le lesioni cutanee.
L‘infezione, spiega il Ministero della Salute, è relativamente infrequente nell’uomo e comunque fuori dall’Africa. Sono però stati identificati casi sporadici, e persino una epidemia negli Stati Uniti nel 2003. La causa era stata l’importazione dall’Africa di animali non adeguatamente controllati sotto il profilo sanitario.
La malattia si risolve spontaneamente in 1-2 settimane con adeguato riposo e senza terapie specifiche; possono essere somministrati degli antivirali quando necessario.
Per approfondire
- Monkeypox o vaiolo delle scimmie, cosa sappiamo dell’Istituto superiore di sanità