Papa Francesco: pandemia, pace, accoglienza fraterna e attenzione all’ambiente sono le sfide per le religioni e per il mondo.
Così il Pontefice nel proprio discorso inaugurale della sessione plenaria del settimo Congresso dei leader delle religioni mondiali e tradizionali, a Nur-Sultan in Kazakistan.
La pandemia
L’attuale pandemia da Covid-19, spiega il Papa, è “la prima di quattro sfide globali”, che devono indurre persone e istituzioni, e in particolare modo le religioni, “a una maggiore unità d’intenti”. Il Coronavirus è stato un paradossalmente un impulso all’eguaglianza, perché “ci ha messo tutti sullo stesso piano”. E ha comprendere, che “come diceva Abai, «non siamo demiurghi, ma mortali»”.
Tutti fragili, e bisognosi di assistenza allo stesso modo. Ne è derivato un sentimento e un “bisogno di solidarietà”, che non dobbiamo dimenticare in questo momento in cui la pandemia diminuisce, “come se nulla fosse successo”. Dobbiamo invece ricordare ciò che è accaduto e che emergenze simili “riguardano tutti”, senza distinzioni.
E devono ricordarcelo le religioni, che “sono chiamate a stare in prima linea, ad essere promotrici di unità di fronte a prove che rischiano di dividere ancora di più la famiglia umana”. Mentre dobbiamo abbandonare gli individualismi, ascoltare i più deboli, i più fragili, i più bisognosi. E allontanare “disparità e ingiustizie”, che creano “virus peggiori del Covid”, ovvero odio, violenza, terrorismo.
La sfida della pace
La seconda sfida globale è quella della pace, negli ultimi decenni al centro del dialogo tra le religioni. Oggi, spiega il Papa, viviamo in un “clima di esasperati confronti, dall’incapacità di fare un passo indietro e tendere la mano all’altro”.
Ecco quindi la necessità di capire che se Dio ha creato la vita umana, chi si professa credente non può “acconsentire che essa venga distrutta”. Nè può pensare come quegli uomini per i quali Dio non esiste. Al contrario, deve essere motivato “a impegnarsi in un dialogo rispettoso e responsabile”. E le grandi religioni devono lavorare “attivamente per la pace”.
Ricordando pure “gli orrori e gli errori del passato”. Il Pontefice invita ad unire “gli sforzi, affinché mai più l’Onnipotente diventi ostaggio della volontà di potenza umana”. Perché “Dio è pace e conduce sempre alla pace, mai alla guerra”. Per tale ragione vanno pure rifuggiti i fondamentalismi, che possono essere giustificazione di guerre e conflitti
L’accoglienza fraterna
Papa Francesco ha ricordato anche il dramma della mancata accettazione dell’essere umano e della “cultura dello scarto”. “Ogni giorno – ha affermato – nascituri e bambini, migranti e anziani vengono scartati. E tanti uomini e donne “muoiono sacrificati sull’altare del profitto, avvolti dall’incenso sacrilego dell’indifferenza”.
Mentre “ogni essere umano è sacro” e sono proprio le religioni che hanno il compito di ricordarlo.
Mentre “assistiamo a grandi spostamenti di popolazioni, causati da guerre, povertà, cambiamenti climatici, dalla ricerca di un benessere che il mondo globalizzato permette di conoscere, ma a cui è spesso difficile accedere”. E molti provano l’impulso o la tentazione di rifiutare i migranti, di condannarli senza nemmeno conoscerli. Al contrario, dobbiamo avere uno sguardo simile a Dio, e ricevere, accompagnare, promuovere e integrare il “fratello migrante”.
I cambiamenti climatici e la difesa dell’ambiente
L’ultima sfida globale, per Papa Francesco, è “la custodia della casa comune”. Che va protetta dalle logiche dello sfruttamento e del guadagno, e “preservata per le generazioni future, a lode del Creatore.” Non possiamo accettare che ila Terra sia “inquinata, maltrattata e distrutta”. Dobbiamo al contrario unire “gli sforzi anche in questa sfida”. Che si ricollega alla sfida della pandemia da Covid-19.
In un mondo in cui “virus come il Covid-19 sono in grado di sgretolare le grandi ambizioni del progresso, spesso a causa proprio dello sfruttamento della natura, e di “un equilibrio deteriorato”, da sfruttamento, deforestazione, consumo delle risorse. Il Pontefice invita quindi a combattere “la mentalità dello sfruttamento” che indurrebbe “a devastare la casa che abitiamo”. E ad “eclissare quella visione rispettosa e religiosa del mondo voluta dal Creatore”. Ecco perché religioni e cittadini devono lavorare per “favorire e promuovere la custodia della vita in ogni sua forma”.