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Papa Francesco: non scoraggiarsi né restare indifferenti davanti alla corruzione

Papa-Francesco-Piazza-San-Pietro

Non dobbiamo scoraggiarci a causa dei corrotti, né fingere di non vederli.

Così il Pontefice all’Angelus di Domenica 18 settembre 2022, commentando pa parabola descritta dalla Liturgia, in cui “Gesù racconta una storia di corruzione”, di “un amministratore disonesto, che ruba e poi, scoperto dal suo padrone”, consapevole che perderà pure il proprio lavoro, “agisce con furbizia per venire fuori da quella situazione”.

La parabola, che descrive il modo in cui l’amministratore corrotto finito nei guai reagisce per rimediare a ciò che ha fatto, spiega il Pontefice, è una “provocazione”, perché ci dice che «I figli di questo mondo – dice – verso i loro pari sono più scaltri dei figli della luce». E chi vive “nelle tenebre” sa essere più furbo e trovare il modo per cavarsela, a differenza di coloro che seguono gli insegnamenti di Gesù, e che sono invece spesso “addormentati”, o “ingenui”, e non sanno “prendere l’iniziativa per cercare vie d’uscita nelle difficoltà” – cfr Evangelii gaudium, 24.

In questo modo però, quando si affrontano crisi personali, sociali o religiose, si rischia di lasciarsi “vincere dallo scoraggiamento”, o di lamentarsi senza fare nulla per risolverle. Con questa parabola Gesù ci dice che possiamo al contrario “essere scaltri secondo il Vangelo, essere svegli e attenti per discernere la realtà, essere creativi per cercare soluzioni buone, per noi e per gli altri”.

Come l’amministratore disonesto, che continua a usare soldi non suoi per fare sconti ai debitori del padrone e farseli così amici, sperando che possano aiutarlo quando sarà cacciato. In questo modo continua a rubare, però ciò che conta, nella parabola, è che smetta di accumulare ricchezze per sé stesso, e le usi invece per gli altri. “Per ereditare la vita eterna – spiega Papa Francesco – non serve accumulare i beni di questo mondo”. È invece importante “la carità che avremo vissuto nelle nostre relazioni fraterne”.

Capiamo così la provocazione e il vero “invito di Gesù: non usate i beni di questo mondo solo per voi stessi e per il vostro egoismo, ma servitevene per generare amicizie, per creare relazioni buone, per agire nella carità, per promuovere la fraternità ed esercitare la cura verso i più deboli”.

In una società corrotta e di corruttori essere creativi nel fare il bene.

Il Pontefice ricorda che nella società odierna sono molte le situazioni di corruzione, così come sono molti corrotti e corruttori. Come nel Vangelo, vediamo ogni giorno “condotte disoneste, politiche inique, egoismi che dominano le scelte dei singoli e delle istituzioni, e tante altre situazioni oscure”. Non dobbiamo però scoraggiarci, né, “ancora peggio, lasciar correre, restare indifferenti”.

Dobbiamo al contrario, “essere creativi nel fare il bene, con la prudenza e la scaltrezza del Vangelo, usando i beni di questo mondo – non solo quelli materiali, ma tutti i doni che abbiamo ricevuto dal Signore – non per arricchire noi stessi, ma per generare amore fraterno e amicizia sociale. Questo – conclude il Papa – è molto importante: con il nostro atteggiamento generare amicizia sociale”.

Il pensiero e le preghiere di Papa Francesco per la pace, il Kazakhstan e le vittime delle alluvioni nelle Marche.

Il Pontefice ha ringrazio Dio per il recente viaggio in Kazakhstan, dove ha partecipato al settimo Congresso dei Leader delle Religioni mondiali e tradizionali. Viaggio di cui parlerà nella prossima udienza generale, questa settimana.

Il Papa ha ricordato i “recenti combattimenti tra l’Azerbaigian e l’Armenia”, esprimendo la propria vicinanza spirituale alle vittime e alle loro famiglie, e ha invitato “le parti a rispettare il cessate il fuoco”, e all’accordo di pace. Non dimenticando che la pace è possibile quando al posto delle armi arriva il dialogo. E ha invitato a pregare “per il martoriato popolo ucraino e per la pace in ogni terra insanguinata dalla guerra”.

Il Pontefice ha pregato anche “per le popolazioni delle Marche colpite da una violenta inondazione”, “per i defunti e per i loro familiari, per i feriti e per chi ha subito gravi danni”, chiedendo al Signore di dare “forza a quelle comunità”.

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