Scandalosa e criminale l’esclusione dei migranti.
Così il Pontefice nell’Omelia della Santa Messa in Piazza San Pietro Domenica, 9 ottobre 2022. Come quando Gesù, spiega il Papa, che in cammino incontra “dieci lebbrosi che gli vanno incontro gridandogli: «Abbi pietà di noi», e li cura tutti, dobbiamo essere anche noi capaci di “camminare insieme” e di “ringraziare”.
Camminare insieme
Come Gesù cura la lebbra, che oltre ad essere “una piaga fisica” era causa di esclusione sociale, di emarginazione, dobbiamo adoperarci per combattere le malattie sociali attuali, facendo cadere le barriere e superando ogni forma di esclusione.
E dobbiamo chiederci “se nella nostra vita, nelle nostre famiglie, nei luoghi dove lavoriamo e che ogni giorno frequentiamo”, siamo davvero “capaci di camminare insieme agli altri, siamo capaci di ascoltare, di superare la tentazione di barricarci nella nostra autoreferenzialità e di pensare solo ai nostri bisogni”.
Allo stesso tempo, spiega Papa Francesco, dobbiamo chiederci “quanto siamo davvero comunità aperte e inclusive verso tutti; se riusciamo a lavorare insieme, preti e laici, a servizio del Vangelo; se abbiamo un atteggiamento accogliente – non solo con le parole ma con gesti concreti – verso chi è lontano e verso tutti coloro che si avvicinano a noi, sentendosi inadeguati a causa dei loro travagliati percorsi di vita”.
“Li facciamo sentire parte della comunità oppure li escludiamo?” chiede il Pontefice, che spiega di avere paure delle “comunità cristiane che dividono il mondo in buoni e cattivi, in santi e peccatori”. E che in questo modo finiscono col pensare di essere “migliori degli altri”, e col tenere lontani dalla comunità della Chiesa tante persone “Dio vuole abbracciare”.
Papa Francesco chiede di “includere sempre, nella Chiesa come nella società, ancora segnata da tante disuguaglianze ed emarginazioni. Includere tutti”.
Soprattutto i migranti, la cui esclusione è allo stesso tempo “scandalosa” e “criminale”, perché “li fa morire davanti a noi”, nel Mare Mediterraneo “che è il cimitero più grande del mondo”. Una esclusione che il Papa definisce schifosa, peccaminosa, e criminale, ovvero il “non aprire le porte a chi ha bisogno”.
Come se mandarli altrove non fosse escluderli, inviarli in campi di accoglienza – “lager dove sono sfruttati e venduti come schiavi”. Dobbiamo ricordare e pensare quindi ai migranti, che muoiono nel loro cammino di speranza. E a come li accogliamo, o come eventualmente li sfruttiamo.
Ringraziare
Allo stesso tempo, ricorda il Pontefice, dobbiamo essere capaci di “ringraziare”, come fa, nel gruppo di dieci lebbrosi curati da Gesù, l’unico che dopo la guarigione torna da Lui “per lodare Dio e manifestare gratitudine”. Pure gli altri nove lebbrosi sono stati guariti, però “se ne vanno per la loro strada, dimenticandosi di Colui che li ha guariti”.
Non dobbiamo quindi dimenticarci delle grazie che riceviamo da Dio. Prendendo ad esempio il samaritano, che trasforma il dono della guarigione in “un nuovo cammino”, tornando da Cristo che lo ha risanato, per conoscerlo, e per iniziare “una relazione con Lui”. Con un autentico “atteggiamento di gratitudine”, che non è quindi “un semplice gesto di cortesia, ma l’inizio di un percorso di riconoscenza”. E si inginocchia di fronte a Gesù, (cfr Lc 17,16), in adorazione: riconoscendo “che Gesù è il Signore, e che è più importante della guarigione ricevuta”.
Ecco quindi la “grande lezione” per tutti noi, che ogni giorno riceviamo doni da Dio, però “spesso ce ne andiamo per la nostra strada, dimenticandoci” di ringraziarlo e “di coltivare una relazione viva, reale con Lui”. È, questa, avverte il Papa, “una brutta malattia spirituale: dare tutto per scontato, anche la fede, anche il nostro rapporto con Dio, fino a diventare cristiani che non si sanno più stupire, che non sanno più dire “grazie”, che non si mostrano riconoscenti, che non sanno vedere le meraviglie del Signore”.
Il Pontefice definisce questo tipo di credenti “Cristiani all’acqua di rose”, citando l’espressione di una donna che ha conosciuto. Spiegando con questo atteggiamento di superficialità egoismo e ingratitudine, “si finisce per pensare che tutto quanto riceviamo ogni giorno sia ovvio e dovuto”.
Mentre è proprio “la gratitudine, il saper dire grazie” che ci porta ad affermare la presenza di Dio-amore. Riconoscendo allo stesso tempo “l’importanza degli altri, vincendo l’insoddisfazione e l’indifferenza che ci abbruttiscono il cuore”. E sapendo ringraziare il Signore ogni giorno,
La tragica migrazione dall’Ucraina
Papa Francesco ha ricordato anche la drammatica migrazione in corso in Europa dall’Ucraina che, ha affermato “ci fa soffrire tanto”. Chiedendo di non dimenticarsi della martoriata Ucraina e dei suoi cittadini “che fuggono dalla guerra. Pregando Scalabrini e il salesiano Artemide Zatti di aiutarci “a camminare insieme, senza muri di divisione; e a coltivare questa nobiltà d’animo tanto gradita a Dio che è la gratitudine”.
La preghiera, all’Angelus, per le vittime della strage in Tailandia, e per evitare il pericolo di un conflitto nucleare
Il Papa ha pregato per “le vittime del folle atto di violenza avvenuto tre giorni fa in Tailandia”, affidandole “con commozione” a Dio, soprattutto “i piccoli bambini e le loro famiglie”. E ha pregato perché sia evitata all’umanità la tragedia di un conflitto nucleare.