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Il presidente del Consiglio Meloni all’Assemblea annuale Anci – prima parte

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Il Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, è intervenuto in videocollegamento alla XXXIX assemblea annuale dell’Associazione Nazionale Comuni Italiani – ANCI. Pubblichiamo la prima parte dell’intervento, e domani pubblicheremo la seconda.

Grazie
presidente De Caro, grazie ai vicepresidenti dell’Anci, al sindaco. Saluto il sindaco della città che ospita l’assemblea annuale, il sindaco Gori ovviamente. Saluto e ringrazio tutti i sindaci presenti.

Consentitemi anche di fare un ringraziamento particolare, mi dispiace che diciamo si sia interrotto per la mia presenza un dibattito che consideravo fondamentale sul tema del dell’aggressione russa nei confronti dell’Ucraina e quindi voglio mandare un abbraccio al sindaco di leopoli e voglio dire che il Governo italiano continuerà a essere fieramente schierato a sostegno della causa ucraina.

Ovviamente voglio dire, presidente a te e a tutti i sindaci che sono molto dispiaciuta di non poter partecipare in presenza in situazione di normalità. Non avrei mai mancato un appuntamento di questo tipo. Non l’avrei mancato di persona.

Purtroppo noi non siamo attualmente in una condizione di normalità. Voi sapete che il governo, diciamo, è nato in un periodo particolare per la nascita di un governo: è nato in un periodo nel quale ci sono delle scadenze molto complesse diciamo a pochi a pochi giorni dai tempi che sarebbero necessari ad esempio per la presentazione di una legge di bilancio.

Stiamo lavorando al massimo della velocità che ci è consentita: chiaramente essere in presenza alla vostra assemblea mi avrebbe costretto a rinunciare a diversi altri impegni. Ho provato e proverò a fare tutto, però poiché tengo ovviamente al ruolo dei comuni e al ruolo dei sindaci, e poiché tengo ovviamente all’assemblea, all’importanza dell’assemblea annuale posso garantire fin da ora che sarò presente sicuramente di persona il prossimo anno.

Credo fermamente nel ruolo dei sindaci. Non lo dico oggi perché sono all’assemblea, non è una questione di piaggeria. Nella relazione programmatica che ho fatto al parlamento qualche settimana fa, immagino che abbiate abbiate letto abbiate visto insomma che tra le priorita che il governo che si è dato c’è proprio quella di dare una nuova centralità ai comuni d’Italia.

Perché in fin dei conti l’identità italiana si fonda proprio sui comuni, che sono i custodi delle nostre mille specificità e perché i sindaci oggi più di ieri sono la prima fila dell’impegno politic. Sono la presenza più prossima delle istituzioni sui territori, e svolgono probabilmente il lavoro più difficile che si possa fare nell’ambito istituzionale, perché è un impegno che non conosce pause.

È un impegno al quale ci si deve dedicare mettendo in fin dei conti sempre gli altri prima di se stessi. Questo dovrebbe valere per qualsiasi persona impegnata nelle istituzioni, ma per i sindaci è ancora più che per gli altri: bisogna affrontare problemi a gradi, e molto spesso gli strumenti per affrontare quei problemi, per dare risposte efficaci sono insufficienti.

Ricordo sempre un passaggio della straordinaria saga di don Camillo e Peppone, scritta dal grande Giovannino Guareschi, e mi ricordo questo passaggio in cui l’opinione pubblica a un certo punto dice al sindaco, a Peppone: “voi siete il sindaco e dovete andare a vedere di che cosa si tratta. Se avete paura é un’altra cosa, però quando uno ha paura invece di fare il sindaco è meglio che faccia un altro mestiere.

Ecco io lo vedo esattamente così il ruolo dei sindaci. I sindaci sono per i cittadini il primo volto dello stato, delle istituzioni. I comuni sono l’istituzione di prossimità, sono quella che si fa carico di tutte le urgenze quotidiane e rappresentano anche un avamposto di umanità.

Affrontano criticità ogni di ogni genere, anche oltre le proprie reali competenze, e hanno tenuto – soprattutto in questo periodo molto difficile – saldo il legame tra i cittadini e le istituzioni, quando a volte quel legame rischiava di spezzarsi. La pandemia, la crisi economica, la guerra, hanno disorientato i cittadini.

Hanno costretto i sindaci a misurarsi con problemi che erano sempre nuovi, a volte perfino insormontabili, per affrontare i quali dall’altra parte i sindaci, non avendo tutti gli strumenti di cui avrebbero avuto bisogno, hanno dovuto, diciamo si sono dovuti organizzare, facendo ricorso alla loro generosità, alla dedizione, alla creatività.

Allora io voglio dire grazie, grazie ai sindaci italiani, per come diciamo sono riusciti a mantenere viva la connessione tra le istituzioni e i cittadini. Mi spingo a dire qualcosa di più: spero di non essere fraintesa per come a volte hanno perfino salvato la faccia delle istituzioni italiane nel rapporto con i cittadini.

Ovviamente oggi diciamo che voi siete chiamati a ricoprire molti compiti ulteriori rispetto a quelli che vi sono storicamente riconosciuti. Uno di questi compiti fondamentali é essere protagonisti nell’attivazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Come ha detto il presidente Mattarella, un appuntamento che l’Italia non può eludere.

Il PNRR è come tutti sappiamo una straordinaria opportunità per modernizzare l’Italia e però perché le risorse non rimangano sulla carta è fondamentale proprio il ruolo di comuni, città metropolitana, province, regioni. Perché è sul territorio che diventano concrete le trasformazioni nelle relazioni economiche, l’innovazione nei rapporti sociali, gli impatti ambientali.

Il governo ovviamente è pronto a fare tutto il possibile per consentire ai comuni di svolgere questo compito al meglio. In questi anni, come voi sapete, il ruolo dei comuni è stato fondamentale nella realizzazione delle opere pubbliche. È questa la ragione che poi ha portato a individuarli come beneficiari diretti delle risorse da parte dello stato.

Senza cioè più l’intermediazione delle regioni. Io credo si tratti di un’innovazione molto importante, ma anche di una sfida per i comuni. E i comuni per affrontarla al meglio hanno bisogno che lo stato li sostenga con misure e supporto di sostegno. Ovviamente il PNRR assegna ai comuni italiani miliardi di euro, principalmente per iniziative di rigenerazione urbana, realizzazione di scuole, asili, infrastrutture sociali.

Come voi sapete il governo, come il presidente De Caro sa, il governo ha immediatamente riattivato a Palazzo Chigi la cabina di regia sul PNRR. Dai primi incontri che noi abbiamo avuto con le amministrazioni titolari è emersa la necessità di un maggiore coordinamento, di una collaborazione più forte tra il governo la filiera istituzionale, ma anche con organizzazioni sindacali e datoriali, quindi corpi intermedi.

In buona sostanza serve un lavoro di squadra, serve un coordinamento che sia costante; è il risultato che ci consente di risolvere le criticità in tempo reale per arrivare all’obiettivo. Oggi siamo nella fase nella quale i comuni sono chiamati ad affrontare concretamente la problematica cantieri. Perciò ovviamente è necessario accelerare l’iter di approvazione dei progetti, il rilascio dei pareri.

E questo è un tema enorme, su questo, come ha ribadito il ministro Fitto, noi siamo assolutamente aperti ad ogni contributo utile nel passaggio tra assegnazione delle risorse e loro utilizzazione. Ovviamente come era inevitabile che fosse emergono tutti i problemi di un sistema di regole rigide, frammentate, complesse, che sembrano nemiche del fare e alleate dell’inerzia.

Penso che la semplificazione delle procedure sia una priorità assoluta: servono norme certe, semplici, stabili. Per questo uno dei primi atti del Governo è stato quello di chiarire le modalità di affidamento dei lavori e dei servizi tecnici dei comuni. In tre anni la stratificazione normativa non consentiva ancora di capire chi avrebbe potuto procedere singolarmente, chi invece era obbligato a rivolgersi alle istituzioni.

Noi abbiamo, di fronte a questa richiesta di buon senso che ci arrivava proprio dall’Anci, l’abbiamo accolta e siamo intervenuti. Però poi molto altro lavoro c’è da fare e dico di più: completati i lavori, l’altra sfida che noi avremo di fronte è quella di mettere i comuni in condizione di gestire questi servizi.

Perché non è che possiamo permetterci di finire i lavori senza sapere come e quando quell’opera entrerà in funzione. E questo non vale solo per il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, ma vale anche per le altre risorse. Penso ai fondi di coesione: noi abbiamo su questo avviato un monitoraggio, e riteniamo tra l’altro che i fondi di coesione – come le altre forme di finanziamento europee – vadano complessivamente inseriti in una programmazione unica più organica, strutturale, che possa dare a questa nazione una visione strategica di insieme.

Per tale ragione abbiamo anche legato queste competenze a livello ministeriale. Sapete esattamente come d’altra parte intendiamo verificare con la commissione europea le misure più idonee ad aggiornare il PNRR.

Soprattutto, alla luce del Repower You, affrontare il tema del consumo e della produzione energetica dei comuni, perché anche sulla transizione ambientale e sulla sicurezza energetica il ruolo dei comuni sarà un ruolo centrale. Il punto qual è ? Il punto è che per affrontare adeguatamente queste sfide – che sono sfide enormi – sappiamo che i comuni hanno bisogno che lo Stato, e dunque il Governo sia un loro alleato.

In questa direzione con i primi provvedimenti che noi abbiamo approvato in Consiglio dei Ministri – penso alla manovra di bilancio, penso al decreto accise – abbiamo scelto di intervenire con misure concrete. Ovviamente le risorse non saranno mai sufficienti, soprattutto in una fase come questa, ma io penso che alcuni segnali siano in ogni caso molto importanti.

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