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Papa Francesco: importante l’esame di coscienza quotidiano

Papa-Francesco-Piazza-San-Pietro

Il Pontefice: “paziente e indispensabile esame quotidiano dell’origine e della verità dei propri pensieri”.

Così Papa Francesco nell’udienza generale di ieri, Mercoledì 30 novembre 2022, in piazza San Pietro, riprendendo la catechesi sul Discernimento. Tema della meditazione “La consolazione autentica”. Però “come riconoscere la vera consolazione?” chiede il Papa. “È una domanda molto importante per un buon discernimento, per non essere ingannati nella ricerca del nostro vero bene”.

 

Invitando i fedeli a leggere gli Esercizi spirituali di Sant’Ignazio di Loyola, quando scrive «Se nei pensieri tutto è buono il principio, il mezzo e la fine, e se tutto è orientato verso il bene, questo è un segno dell’angelo buono. Può darsi invece che nel corso dei pensieri si presenti qualche cosa cattiva o distrattiva o meno buona di quella che l’anima prima si era proposta di fare, oppure qualche cosa che indebolisce l’anima, la rende inquieta, la mette in agitazione e le toglie la pace, le toglie la tranquillità e la calma che aveva prima: questo allora è un chiaro segno che quei pensieri provengono dallo spirito cattivo» (n. 333)”.

Il Pontefice avverte della necessità di distinguere tra una consolazione autentica, e le “consolazioni che non sono vere”. Capendo dove ci conduce il percorso della consolazione: “Se mi porta a una cosa che va meno, che non è buona – ha affermato, la consolazione non è vera, è finta.

Allo stesso tempo, può capitare di voler pregare quando si deve svolgere un lavoro o un incarico che non sono graditi. Attenzione però, avverte Papa Francesco, “la preghiera non è una fuga dai propri compiti, al contrario è un aiuto a realizzare quel bene che siamo chiamati a compiere, qui e ora”.

E quando si prega non si deve cadere nell’errore del fariseo, che nella parabola (cfr Lc18,9-14), si compiace di sé stesso e disprezza disprezzare gli altri, “magari con animo risentito e acido”. Questi sono anzi “segni che lo spirito cattivo ha usato quel pensiero come chiave di accesso per entrare nel mio cuore e trasmettermi i suoi sentimenti”.

Così, se si va a pregare e si assume quell’atteggiamento, “quella preghiera finisce male”. Nè porta reale consolazione: è un modo di pregare narcisistico e egoista, “per sentirsi un pavone davanti a Dio”.

Allo stesso tempo, spiega il Pontefice, dobbiamo fare attenzione a “dove mi porta il pensiero di pregare. Ad esempio, qui può capitare che mi impegni a fondo per un’opera bella e meritevole, ma questo mi spinge a non pregare più, perché sono indaffarato da tante cose, mi scopro sempre più aggressivo e incattivito, ritengo che tutto dipenda da me, fino a perdere fiducia in Dio”.

Una preghiera che invece di consolazione porti sconforto o esalti il proprio ego, è sotto “l’azione dello spirito cattivo”. Ci si sente onnipotenti, “che tutto deve essere nelle mie mani perché io sono l’unico, l’unica che sa portare avanti le cose: evidentemente – avverte il Papa – non c’è il buono spirito lì”.

Lo spirito cattivo, il nemico che cerca di entrare in modi subdoli e mascherati.

Dobbiamo quindi valutare, spiega il Pontefice “bene il percorso dei nostri sentimenti e il percorso dei buoni sentimenti, della consolazione, nel momento in cui io voglio fare qualcosa”. Perché lo spirito cattivo è il nemico, il diavolo, che esiste davvero, e si presenta “in maniera subdola, mascherata: parte da ciò che ci sta maggiormente a cuore e poi ci attrae a sé, a poco a poco”. In questo modo “il male entra di nascosto, senza che la persona se ne accorga. E con il tempo la soavità diventa durezza: quel pensiero si rivela per come è veramente”.

Gli auguri al Patriarca Bartolomeo I per la festività di Sant’Andrea e la preghiera per la pace e l’Ucraina.

“Celebriamo oggi – ha ricordato Papa Francesco – la Festa dell’apostolo Sant’Andrea, fratello di Simon Pietro, Patrono della Chiesa che è in Costantinopoli, dove si è recata, come di consueto, una Delegazione della Santa Sede”. Il Papa ha espresso il proprio affetto per il Patriarca Bartolomeo I e per tutta la Chiesa di Costantinopoli.

E ha chiesto l’intercessione dei Santi fratelli apostoli Pietro e Andrea, perché la Chiesa sia presto unita, e perché vi sia la pace in tutto il modo, in modo particolare per la “cara e martoriata Ucraina, sempre nel nostro cuore e nelle nostre preghiere”.

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