Così il Papa Emerito, scomparso oggi, Sabato 31 Dicembre 2022, in un suo discorso per un incontro con i giovani professori nella Basilica del Monastero di san Lorenzo all’Escorial, il 19 agosto 2011, durante il Viaggio Apostolico per la XXVI Giornata Mondiale della Gioventù.
Il Pontefice aveva citato le proprie esperienze di giovane professore nel dopoguerra, all’Università di Bonn, auspicando che anche oggi sia possibile vivere il percorso universitario come un “cammino verso la verità piena”, che coinvolge “l’intero essere umano”, ovvero “un cammino dell’intelligenza e dell’amore, della ragione e della fede”.
I docenti, aveva affermato, devono quindi essere veri maestri e punti di riferimento umano e culturale per gli studenti, che a loro volta devono sentirsi autentici discepoli; gli uni e gli altri potranno così cercare insieme la verità.
Altro punto importante, la necessità di superare l’attuale pragmatismo, che induce a credere “che la missione di un professore universitario sia oggi esclusivamente quella di formare dei professionisti competenti ed efficaci che possano soddisfare la domanda del mercato in ogni momento preciso” o che “l’unica cosa che si deve privilegiare nella congiuntura presente sia la pura capacità tecnica”.
Papa Benedetto XVI aveva anzi sottolineato che “quando la sola utilità e il pragmatismo immediato si ergono a criterio principale, le perdite possono essere drammatiche”, portando ad esempio agli “abusi di una scienza senza limiti, ben oltre se stessa”, o al “totalitarismo politico che si ravviva facilmente quando si elimina qualsiasi riferimento superiore al semplice calcolo di potere”.
Così, solamente una “idea genuina di università” può preservarci “da tale visione riduzionista e distorta dell’umano”.
Fonte: SRM – Science and Religion in Media.
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