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Papa Francesco: la fede autentica è l’amore, non calcoli o formalismi

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Il Pontefice all’Angelus: l’amore non finisce, continua.

Il Papa all’Angelus in Piazza San Pietro ieri, Domenica 12 Febbraio 2023, commentando il Vangelo della Liturgia, è tornato a parlare di ciò che rende la fede autentica: l’amore, non formalismi o calcoli.

“Dio – ha affermato Papa Francesco – ci ama per primo, gratis, facendo il primo passo verso di noi senza che lo meritiamo”. I cristiani non possono quindi non “celebrare il suo amore” senza fare allo stesso modo il “primo passo” per riconciliarsi ad esempio verso chi li ha feriti. Solo in questo modo, riconciliandosi, c’é “compimento agli occhi di Dio”.

Mentre “l’osservanza esterna, puramente rituale, è inutile, diventa una finzione”. Lo stesso Gesù ci fa così comprendere capire “che le norme religiose servono, sono buone, ma sono solo l’inizio: per dare loro compimento è necessario andare oltre la lettera e viverne il senso”.

Allo stesso tempo, i comandamenti ricevuti da Dio non devono essere “rinchiusi nelle casseforti asfittiche dell’osservanza formale”. Diversamente, avverte il Pontefice, si rimarrebbe “in una religiosità esteriore e distaccata” e si diventerebbe “servi di un dio padrone”, anziché  “figli di Dio Padre”.

Perché Gesù vuole che non pensiamo di “servire un Dio padrone”, ma di servire il Padre. Ecco quindi la necessità di andare oltre una interpretazione letterale delle Scritture. E oltre i formalismi o i calcoli. Come quando Gesù predicava, pure oggi, avverte Papa Francesco, non si può dire di essere a posto perché non si è ucciso, rubato, o fatto del male alle altre persone. Questa sarebbe una “osservanza formale, che si accontenta del minimo indispensabile, mentre Gesù ci invita” a fare tuto ciò che possiamo.

Perché “Dio non ragiona” per formalismi, o per “calcoli e tabelle; Lui ci ama come un innamorato: non al minimo, ma al massimo! Non ci dice: Ti amo fino a un certo punto.”

Ci ama di un amore autentico, che non si ferma d un certo punto, e “non si sente mai a posto; l’amore va sempre oltre, non può farne a meno”. Gesù stesso ce lo ha dimostrato morendo sulla Croce dopo atroci sofferenze, e perdonando persino coloro che lo hanno ucciso. “E ci ha affidato il comandamento a cui più tiene: che ci amiamo gli uni gli altri come Lui ci ha amati. Questo – ha esclamato il Papa – è l’amore che dà compimento alla Legge, alla fede, alla vera vita!

Ecco quindi, ammonisce il Papa, la necessità di domandarsi come si vive la fede: “è una questione di calcoli, di formalismi, oppure una storia d’amore con Dio? Mi accontento soltanto di non fare del male, di tenere a posto la facciata, o cerco di crescere nell’amore a Dio e agli altri ?” E di chiederci se amiamo il prossimo come Dio ci ama. “Perché magari siamo inflessibili nel giudicare gli altri e ci scordiamo di essere misericordiosi, com’è Dio con noi”.

Realizzare le parole di Gesù in modo autentico, non con formalismi o calcoli.

Papa Francesco ha parlato anche della necessità di “dare compimento” – ovvero realizzare del tutto – alle Scritture e agli insegnamenti di Gesù. Spiegando che ad esempio non è sufficiente, “non uccidere”, se si cerca di ferire e prevaricare le persone con le parole. Nè è sufficiente “non commettere adulterio”, quando “si vive un amore sporcato da doppiezze e falsità”. Come non è sufficiente “non giurare il falso”, se si fa “un solenne giuramento” e “poi si agisce con ipocrisia”.

Papa Francesco ha poi invitato a pregare per le vittime dei terremoti in Turchia, e Siria, e per la situazione in Nicaragua: per il Vescovo di Matagalpa, Monsignor Rolando Álvarez, condannato a 26 anni di carcere, e per le persone che sono state deportate negli Stati Uniti.

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