Così il Pontefice nel proprio messaggio per la Giornata Mondiale di preghiera per la cura del creato.
Il messaggio arriva a pochi giorni dalle devastanti alluvioni in Emilia Romagna. “In questo Tempo del Creato – scrive Papa Francesco – soffermiamoci su questi battiti del cuore: il nostro, quello delle nostre madri e delle nostre nonne, il battito del cuore creato e del cuore di Dio”. Battiti che oggi purtroppo “non sono in armonia, non battono insieme nella giustizia e nella pace”.
Perché “a troppi viene impedito di abbeverarsi a questo fiume possente”. Ecco quindi l’invito del Papa ad ascoltare “a stare a fianco delle vittime dell’ingiustizia ambientale e climatica, e a porre fine a questa insensata guerra al creato”.
Una guerra di cui vediamo gli effetti ad esempio “in tanti fiumi che si stanno prosciugando”. Il Pontefice cita Benedetto XV quando scrive che «i deserti esteriori si moltiplicano nel mondo, perché i deserti interiori sono diventati così ampi».
Deserti creati da un “consumismo rapace, alimentato da cuori egoisti”, che “sta stravolgendo il ciclo dell’acqua del pianeta”. Allo stesso tempo l’utilizzo “sfrenato di combustibili fossili e l’abbattimento delle foreste stanno creando un innalzamento delle temperature e provocando gravi siccità”.
E aumentano le “spaventose carenze idriche” che colpiscono sia i piccoli paesi e le zone rurali, sia le grandi città. Mentre quelle che Papa Francesco definisce “industrie predatorie”, esauriscono e inquinano le fonti di acqua potabile. Ad esempio “con pratiche estreme come la fratturazione idraulica” – fracking, per estrarre gas e petrolio.
O con “progetti di mega-estrazione incontrollata e l’allevamento intensivo di animali”. Quella che San Francesco definisce sorella acqua è così “saccheggiata e trasformata in «merce soggetta alle leggi del mercato» – Enciclica Laudato si’, 30.
Il Papa invita a contribuire”al fiume potente della giustizia e della pace in questo Tempo del Creato”, e a risanare il Creato, “nostra casa comune”, trasformando i propri cuori, i propri stili di vita, “e le politiche pubbliche che governano le nostre società”.
Attuando quindi la “conversione ecologica che San Giovanni Paolo II ci ha esortato a compiere”. Ovvero rinnovando il “nostro rapporto con il creato”, smettendo di considerarlo “come oggetto da sfruttare”; e custodendolo “come dono sacro del Creatore”.
Capendo la necessità di un approccio globale, che “richiede di praticare il rispetto ecologico su quattro vie: verso Dio, verso i nostri simili di oggi e di domani, verso tutta la natura e verso noi stessi”.