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L’Intervento del Presidente Meloni alla presentazione della candidatura italiana per Einstein Telescope

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Intervento del Presidente Meloni alla presentazione della candidatura italiana per Einstein Telescope

Buongiorno a tutti e scusatemi.
Scusatemi perché l’aver voluto essere qui ha prodotto una discreta serie di problemi: abbiamo prima dovuto spostare la data di questo evento che sarebbe caduto in concomitanza con la presenza della Presidente della Commissione europea von der Leyen in visita nei luoghi alluvionati dell’Emilia Romagna, poi perché, purtroppo, mi sono presentata in ritardo essendo io appena rientrata dalla Tunisia e non potendomi fermare fino alla fine di questo evento.

Ma la ragione per la quale ho provocato tutto questo disagio è che volevo offrire con la mia presenza, oltre a quella dei ministri, che ringrazio, l’attenzione, la volontà, la dedizione che il governo italiano intende mettere sulla candidatura dell’Italia a ospitare l’Einstein Telescope.

Volevo che fosse chiara questa volontà nonostante – ripeto – sia un po’ difficile incastrare tutto in queste giornate. E, a tal proposito, voglio dire particolarmente al professor Parisi che se un giorno ci fosse anche un teletrasporto mi candiderei a ospitarlo possibilmente a casa mia, così risolviamo un po’ di problemi, perché sta diventando tutto un po’ complesso.

A parte gli scherzi, ci sono qui persone – e le ringrazio tutte – molto più autorevoli di me per raccontare il valore di questa candidatura sulla quale il governo italiano e tutte le istituzioni coinvolte, compresa la Regione Sardegna – ovviamente ringrazio anche il Presidente Solinas -, sono concentrate. Quello che voglio dire io è che il simbolo di questa candidatura è soprattutto il simbolo di un’Italia che vuole guardare verso l’alto, ma che in quel guardare verso l’alto vuole dire: “noi siamo capaci di grandi imprese”. Perché lo abbiamo già fatto, lo abbiamo già fatto molte volte. Lo abbiamo fatto come testimoniano alcune persone che sono su questo palco, come testimonia questo luogo splendido che ci ospita – e che ringraziamo -, come dimostrano altre infrastrutture che pure vengono ospitate in Italia – penso a quello che ad esempio accade in Toscana o a quelle che abbiamo contribuito a costruire, come nel caso del Cile.

C’è un’Italia che è sempre stata capace di pensare in grande, ma alla fine quello che delle volte ci è mancato è stata la consapevolezza e la volontà, perché alla fine la politica è l’arte della scelta e la storia è fatta di scelte. Allora io ricordo le scelte che hanno fatto alcuni prima di noi. Ricordo uno dei ragazzi di via Panisperna, Edoardo Amaldi, che tutti conosciamo. Però vale la pena di ricordare quando gli fu offerto di andare a lavorare negli Stati Uniti, scelta che rifiutò, e da quella scelta sono nate alcune delle più grandi istituzioni scientifiche italiane e internazionali.

Noi dobbiamo essere all’altezza di quei pionieri, noi dobbiamo essere all’altezza di quelle persone che hanno fatto la grandezza dell’Italia per questa capacità che avevano di gettare il cuore oltre l’ostacolo, di guardare più in alto di loro stesse, di capire che all’Italia non manca niente, perché a noi non manca niente.

In questo caso, oltre ad avere la storia e le competenze scientifiche, per esempio in tema di onde gravitazionali su cui l’Italia ha giocato un ruolo fondamentale nella ricerca fino a qui, abbiamo anche – e in questo caso ci aiuta Nostro Signore – il luogo perfetto per ospitare questa infrastruttura straordinaria. Questo è importante: poter unire alle proprie capacità, alla propria volontà anche le occasioni. Noi abbiamo Sos Enattos, ex miniera, un luogo che è tecnicamente perfetto per ospitare questa infrastruttura – ce ne sono pochissimi al mondo di luoghi così – perché è sismicamente estremamente silenzioso, perché è un luogo poco abitato, prevalentemente rurale, perché c’è poca presenza di falde acquifere e quindi non si rischia con l’acqua, perché c’è la roccia che rende molto facile scavare grandi tunnel in profondità e poterlo fare in sicurezza.

Noi abbiamo anche il luogo perfetto per ospitarlo e sapete che cos’è alla fine Einstein Telescope? Io non lo dirò dal punto di vista scientifico perché non mi lancio, ho il senso della misura. Tecnicamente è una grande infrastruttura sotterranea per la lettura delle onde gravitazionali – spero di averlo detto bene -, ma è soprattutto un enorme balzo in avanti nella nostra capacità di comprendere il cosmo. Questo è per la scienza, dopodiché politicamente è un modo per far tornare la ricerca italiana ed europea maggiormente centrale di quanto non sia stata in passato, con una infrastruttura che ci consente di andare di pari passo con gli altri grandi attori mondiali.

Dal punto di vista economico è una grande opportunità di indotto straordinario per l’Italia, per una regione come la Sardegna che, particolarmente nelle aree interne, ha le sue maggiori difficoltà. Il Ministro Calderone ricordava l’indotto straordinario per i nove anni che saranno necessari per costruire l’infrastruttura, ma anche a regime il centro della Sardegna diventa uno dei luoghi più attenzionati e capaci di produrre maggiore indotto che l’Italia possa vantare.

Quindi è tante cose tutte insieme e questa sfida – questo è il messaggio più importante che io vorrei umilmente lasciare – è assolutamente alla nostra portata. È assolutamente alla nostra portata se noi torniamo a essere quell’Italia capace di pensarsi in grande, di pensare in grande, di sognare, senza per questo dover necessariamente dormire. Questa è l’Italia che noi siamo sempre stati, è l’Italia che abbiamo di recente forse un po’ perso, è l’Italia che vogliamo recuperare. E per fare questo non basta nessuno di noi da solo, perché sono tanti mondi eccezionali che devono collaborare: in questo caso specifico il mondo della ricerca, il mondo della scienza, la politica, le istituzioni, i giornalisti, la società.

Tutti devono fare la loro parte e possono fare la loro parte per aiutare l’Italia e l’Europa a raggiungere questo obiettivo straordinario. E chiaramente quando diciamo – e concludo – che vogliamo tornare a pensare in grande, che vogliamo guardare al futuro, che vogliamo porci il problema anche di quello che magari accadrà quando noi non ci saremo più – perché questa è una delle grandi doti che soprattutto la politica ha rischiato di perdere e che secondo me va recuperata -, vuol dire anche dare continuità, vuol dire anche lavorare nel momento in cui si decide di ospitare delle infrastrutture fondamentali della scienza e della ricerca, per investire poi su quella ricerca, per consentire che vi siano competenze adeguate a sostenere quella ricerca.

Non rubo il mestiere del Ministro dell’Università e della ricerca Bernini perché, se non l’ha già fatto, ne parlerà lei, ma noi abbiamo cominciato a dare segnali importanti, non solo per impedire che i nostri ricercatori ritengano che sia più facile farsi strada altrove, ma addirittura per provare ad attrarre da noi i migliori ricercatori che le altre Nazioni possono vantare. Capire che l’Italia ha delle opportunità, che non sempre ha saputo cogliere. E quindi in bocca al lupo a noi.

Non sarà la fortuna a servirci, in questo caso saranno soprattutto la dedizione, l’attenzione, la quotidianità con la quale sapremo centrare questo progetto. Ma io posso garantirvi che, dalla Presidenza del Consiglio fino a tutti i livelli che saranno coinvolti, noi ce la metteremo assolutamente tutta per dare questo segnale, che non è solo un segnale alla ricerca, che non è solo un segnale alla scienza, che è un segnale all’Italia e al ruolo che l’Italia può giocare nel mondo.
Grazie.

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