Kiefer, pittore e scultore tedesco, ha ricevuto all’Accademia dei Lincei il Premio Feltrinelli.
L’artista ha tenuto una conferenza, esprimendo la propria gratitudine per il Premio Feltrinelli ricevuto all’Accademia dei Lincei, e ricordando il suo passato come artista a Roma, e la fascinazione per le stratificazioni storiche visibili nella città. L’autore ha sottolineato l’importanza della storia – sia personale che collettiva – come ispirazione per il suo lavoro. Facendo riferimento all’antica figura della lince, simbolo dell’Accademia, capace di vedere oltre le apparenze, e alla propria visione della storia non come blocco fisso, ma come materiale malleabile.
Gli occhi di lince
Kiefer nel proprio intervento ha parlato degli “occhi di lince”, spiegando che “all’epoca si credeva che le linci potessero vedere attraverso pietre e muri, credenza documentata anche nei bestiari del Medioevo. E come artista non antropocentrico – ha affermato – lo credo ancora oggi.”
Kiefer ha spiegato di comportarsi come lo storico francese Jules Michelet: “creo la storia – ha affermato – attraverso la mia arte, perché la storia in sé non esiste. In realtà non c’è nemmeno la storiografia, c’è solo l’elaborazione della storia”.
Kiefer considera “l’artista, come lo scienziato, vede con gli occhi della lince, ma procede diversamente”. E come artista cerca di avvicinarsi, “in modo non scientifico, al centro da cui si controllano gli eventi”. Nella conferenza ha spiegato la propria visione del lavoro d’artista citando pure Goethe nel Faust:
“Mi sono stati concessi poteri di visione Come la lince, in alto sull’albero (…) Sono nato per vedere, utilizzato per guardare, giurato alla torre, Mi diletto nel mondo”.
L’autore ha approfondito la storia dell’Accademia, da Giambattista Della Porta, che fondò una delle prime accademie di scienze naturali in Europa, passando per Galileo Galilei, fino all’epoca contemporanea. Ha parlato dell’influenza della storia sulla sua arte, spiegando che non esiste una storia unica, poiché viene continuamente riscritta e reinterpretata.
Infine, lha parlato della propria visione artistica della storia e dell’interpretazione del tempo, facendo riferimento a Proust e Monet. E esprimendo la propria speranza di poter, un giorno, reinterpretare la storia dell’Accademia attraverso la sua arte. E ha concluso esprimendo la sua gratitudine per l’onore ricevuto.