Incontro a Palazzo Chigi sul Progetto di Riforma Costituzionale.
Ieri, Lunedì 30 Ottobre 2023, a Palazzo Chigi, si è tenuta una riunione presieduta dal Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni. All’incontro hanno partecipato il Vicepremier Matteo Salvini, il Vicepremier Antonio Tajani, il Ministro per le Riforme Istituzionali e la Semplificazione Normativa Maria Elisabetta Alberti Casellati, il Ministro per i Rapporti con il Parlamento Luca Ciriani, i Sottosegretari Alfredo Mantovano e Giovanbattista Fazzolari, l’on. Lorenzo Cesa dell’Unione di Centro e l’on. Maurizio Lupi di Noi Moderati.
Durante l’incontro è emersa una piena condivisione del progetto di riforma costituzionale, che prevede l’elezione diretta del Presidente del Consiglio. Il testo del disegno di legge sarà sottoposto all’esame del Consiglio dei ministri programmato per venerdì 3 novembre.
L’elezione diretta del premier rappresenta la principale novità della riforma costituzionale proposta dal governo Meloni. Questa riforma, definita “la riforma delle riforme” dalla Ministra Elisabetta Casellati, che detiene una delega speciale su questo tema e vi ha lavorato per mesi, è contenuta in un disegno di legge costituzionale composto da cinque articoli.
Tra le modifiche previste, la riforma interverrebbe su tre articoli della Costituzione: l’articolo 88 riguardante il potere del Capo dello Stato di sciogliere le Camere, l’articolo 92 concernente la nomina del Premier e l’articolo 94 relativo alla mozione di fiducia e sfiducia al governo.
In pratica, a partire dalla prossima legislatura, il Capo del Governo sarebbe eletto direttamente dai cittadini in un unico turno, per un mandato di 5 anni, attraverso una scheda unica.
La riforma prevede anche l’istituzione di un sistema elettorale maggioritario con un premio del 55% assegnato su base nazionale, il quale garantirebbe il 55% dei seggi nelle Camere ai candidati e alle liste collegate al candidato premier eletto.
Per quanto riguarda i poteri del Capo dello Stato, la riforma comporterebbe la perdita del potere di nomina del premier (come previsto attualmente dall’articolo 92), ma manterrebbe il potere di nomina dei ministri, su indicazione del Capo del Governo.
Un’altra disposizione prevista nel testo ipotizza che, nel caso in cui il Premier si dimetta o venga destituito dalla sua carica, il Presidente della Repubblica possa assegnare l’incarico di formare un nuovo governo al Premier dimissionario o a un altro parlamentare eletto e collegato al Presidente del Consiglio. Questo meccanismo mira a garantire la continuità della legislatura senza la necessità di elezioni anticipate.
Infine, la riforma potrebbe influire anche sulla nomina dei senatori a vita da parte del Presidente della Repubblica, anche se non è ancora certo se questa novità sarà inclusa nel testo definitivo. In ogni caso, la riforma assicura che gli attuali senatori a vita rimarranno in carica fino alla scadenza del loro mandato.