Esplorare l’interazione tra visione umana, memoria e tempo.
Uno studio recente pubblicato su Nature Human Behaviour da Martin Wiener e colleghi offre spunti intriganti sulla complessa relazione tra le proprietà visive delle immagini e la nostra percezione del tempo. Questa ricerca sfida la nozione tradizionale di un orologio interno universale e suggerisce che la nostra esperienza soggettiva del tempo può essere significativamente influenzata da ciò che vediamo.
La percezione del tempo è un aspetto fondamentale della coscienza umana e una parte essenziale di come interagiamo con il mondo. Tradizionalmente, si è pensato che gli esseri umani possiedano un orologio interno che misura oggettivamente il passaggio del tempo. Tuttavia, questo studio introduce un argomento convincente secondo cui la nostra percezione del tempo è malleabile e può essere manipolata da stimoli visivi esterni.
Nei loro esperimenti che coinvolgevano 170 partecipanti, Wiener e il suo team hanno esplorato come diverse immagini influenzassero la percezione del tempo dei partecipanti. Ai partecipanti sono state mostrate varie immagini, ognuna per diverse lunghezze di tempo, e in seguito è stato chiesto loro di stimare la durata dell’esposizione. I ricercatori hanno utilizzato un modello di rete neurale per analizzare i risultati, scoprendo che determinate proprietà delle immagini, come la dimensione della scena, il disordine e la memorabilità, influenzavano significativamente la percezione del tempo.
Questione interessante, le immagini che ritraevano scene ampie o quelle altamente memorabili tendevano a far sentire il tempo esteso—un fenomeno noto come dilatazione del tempo. Le persone riportavano di aver visualizzato queste immagini per periodi più lunghi di quanto effettivamente fossero. D’altra parte, le scene disordinate sembravano far contrarre il tempo, con i partecipanti che sentivano che fosse passato meno tempo di quanto fosse effettivamente il caso.
Lo studio ha anche rivelato una relazione bidirezionale tra percezione del tempo e memoria. Non solo le immagini memorabili portavano a stime della durata più accurate, ma le immagini percepite come più lunghe erano anche meglio ricordate. Questo intreccio suggerisce che i nostri cervelli potrebbero integrare memoria e visione per costruire la nostra percezione del tempo, indicando che la memoria gioca un ruolo cruciale in come viviamo il passaggio del tempo.
Le implicazioni di questi risultati sono profonde, poiché non solo migliorano la nostra comprensione della cognizione umana, ma hanno anche applicazioni pratiche in campi come la psicologia, il design e persino la pubblicità. Comprendendo come le caratteristiche visive possano influenzare la percezione del tempo, i professionisti in questi campi possono meglio adattare le loro presentazioni visive per allinearsi o manipolare le esperienze temporali.
Wiener e il suo team chiedono ulteriori ricerche su altre caratteristiche visive, come la texture, che potrebbero influenzare come elaboriamo le immagini e percepiamo il tempo. Il loro lavoro apre nuove vie per esplorare quanto profondamente i nostri sensi siano interconnessi con la nostra rappresentazione interna del tempo.
Questo studio rappresenta una sfida significativa al concetto di un orologio interno universale e ridefinisce la nostra comprensione del tempo come una costruzione flessibile, guidata dalla percezione, influenzata dal nostro ambiente visivo immediato. Man mano che continuiamo a svelare queste interazioni complesse, potremmo trovare nuovi modi per sfruttare la nostra percezione del tempo in vari aspetti della vita e della tecnologia.
Articolo Nature Human Behaviour: Memorability shapes perceived time.
DOI 10.1038/s41562-024-01863-2.