Nell’udienza generale, il Papa parla della fede come ponte tra visibile e invisibile, e della fiducia in Dio oltre la paura.
Papa Francesco, nella sua udienza generale dell’1 maggio 2024, ha focalizzato la sua catechesi sulla virtù della fede, inserendola nel contesto delle virtù teologali, che comprendono anche la speranza e la carità. Queste virtù sono definite “teologali” perché possono essere vissute solo attraverso il dono di Dio. La fede in particolare è descritta come la capacità di vedere oltre il visibile, di amare senza essere ricambiati, e di sperare contro ogni speranza.
Il Papa ha utilizzato la figura di Abramo, descritto come il padre della fede, per illustrare come la fede si manifesti nell’abbandono a Dio anche quando ciò comporta lasciare il certo per l’incerto, come fece Abramo lasciando la terra dei suoi antenati. La storia di Abramo mostra che la fede non è un’adesione a una cultura o a un insieme di valori, ma è piuttosto un legame personale e trasformativo con Dio.
Il dialogo tra fede e ragione viene esplorato attraverso l’episodio evangelico della tempesta placata, dove Gesù rimprovera i suoi discepoli per la loro mancanza di fede di fronte al pericolo. Papa Francesco sottolinea che la grande nemica della fede non è l’intelligenza o la ragione, ma la paura. Questa distinzione è cruciale perché evidenzia che la fede non deve essere vista come irrazionale, ma come una risposta fiduciosa che trascende il semplice calcolo razionale e apre alla fiducia in Dio, che è presente anche nelle situazioni di crisi.
In sintesi, la catechesi del Papa ribadisce che la fede è essenziale nella vita cristiana perché permette di superare la paura e di stabilire un rapporto personale con Dio, il che è fondamentale per vivere in maniera piena e significativa le prove della vita.