Dal caso Giannini alle querele pretestuose: come le intimidazioni sistematiche stanno soffocando il giornalismo indipendente e compromettendo la democrazia.
Le intimidazioni verso i giornalisti e la libertà di stampa rappresentano una questione di crescente preoccupazione in Italia. Recentemente, il caso di Massimo Giannini, editorialista di Repubblica, ha evidenziato le difficoltà che i giornalisti affrontano. Giannini è stato destinatario di una querela per diffamazione notificata alle quattro del mattino, una procedura che appare più come un atto intimidatorio che come una semplice notifica legale.
Secondo il rapporto di Reporter Senza Frontiere – RSF, l’Italia è salita al 52esimo posto nel ranking mondiale sulla libertà di stampa. Tuttavia, questo miglioramento è offuscato dal fatto che molti giornalisti continuano a essere minacciati, soprattutto dalla criminalità organizzata e da querele pretestuose che mirano a silenziare la stampa.
L’Osservatorio di Ossigeno per l’Informazione ha registrato un trend crescente di intimidazioni ai giornalisti in Italia. Tra il 2011 e il 2014, sono stati documentati 1.227 episodi di intimidazione, con un significativo aumento del 50% solo nei primi tre mesi del 2014 rispetto alla media dei tre anni precedenti. Le forme di intimidazione includono avvertimenti, aggressioni, danneggiamenti e querele pretestuose (FNSI).
La Federazione Nazionale della Stampa Italiana – FNSI sottolinea che queste intimidazioni non sono eventi isolati ma rappresentano un fenomeno diffuso e sistematico che compromette gravemente la libertà di stampa e l’integrità del giornalismo nel paese.
Queste situazioni evidenziano la necessità di proteggere i giornalisti e garantire che possano svolgere il loro lavoro senza paura di ritorsioni, assicurando così una stampa libera e indipendente, fondamentale per la democrazia.