Il Pontefice invita i fedeli a non fermarsi alla conoscenza intellettuale di Gesù, ma a incontrarlo e lasciarsi trasformare.
Appelli alla pace, e solidarietà verso le vittime delle guerre e delle calamità naturali.
Durante l’Angelus di domenica 15 settembre 2024, in Piazza San Pietro, Papa Francesco ha offerto una riflessione profonda sul Vangelo del giorno, focalizzandosi sulla domanda di Gesù ai discepoli: «Ma voi, chi dite che io sia?» (Mc 8,29). Questa domanda, rivolta dapprima agli apostoli, ha un valore universale e interpella ogni credente.
Un cammino di conversione: dalla conoscenza alla relazione
Il Santo Padre ha sottolineato come la risposta di Pietro, che riconosce Gesù come il Cristo, sia corretta da un punto di vista formale, ma ancora limitata da una prospettiva umana. Infatti, Pietro si oppone all’idea di un Messia sofferente, manifestando una comprensione «secondo gli uomini». Papa Francesco ha spiegato che, sebbene Pietro dica parole giuste, deve ancora cambiare mentalità: «Egli deve ancora convertirsi».
Francesco ha quindi invitato tutti i fedeli a riflettere su cosa significhi davvero conoscere Gesù. Non basta conoscere la dottrina o recitare preghiere, ha ammonito il Papa: «Siamo sicuri che questo significa conoscere davvero Gesù? In realtà, per conoscere il Signore non basta sapere qualcosa di Lui, ma occorre mettersi alla sua sequela, lasciarsi toccare e cambiare dal suo Vangelo».
Il Papa ha insistito sul fatto che il vero incontro con Cristo cambia la vita: «Tutto cambia se davvero hai conosciuto Gesù! Tutto cambia». Questa trasformazione non riguarda solo il pensiero, ma anche il modo di relazionarsi con gli altri, l’apertura all’accoglienza e al perdono, e le scelte di vita.
La sfida contemporanea: chi è Cristo per noi oggi?
Citando il teologo e pastore luterano Dietrich Bonhoeffer, vittima del nazismo, Papa Francesco ha ricordato una domanda fondamentale: «Il problema che non mi lascia mai tranquillo è quello di sapere che cosa sia veramente per noi oggi il cristianesimo o anche chi sia Cristo». Per il Papa, questa riflessione non è affatto scontata e non dovrebbe lasciare indifferenti i credenti, che spesso vivono «tranquilli», senza interrogarsi sul vero significato di Gesù nella loro vita.
Preghiera per le vittime di calamità e di conflitti
Dopo la preghiera dell’Angelus, Papa Francesco ha espresso vicinanza alle popolazioni del Vietnam e del Myanmar, colpite da gravi inondazioni, ricordando nelle sue preghiere i defunti, i feriti e gli sfollati. Ha poi annunciato con gioia la beatificazione di Moisés Lira Serafín, sacerdote fondatore della Congregazione delle Missionarie della Carità di Maria Immacolata, elogiandone lo «zelo apostolico» come modello per i sacerdoti.
Infine, il Santo Padre ha rivolto un pensiero ai malati di Sclerosi Laterale Amiotrofica (SLA), esprimendo sostegno alla ricerca scientifica e alle associazioni di volontariato che si occupano di questa patologia. Non ha mancato di ricordare anche le guerre in corso, con un appello a far cessare i conflitti, in particolare in Ucraina, nel Medio Oriente e in Palestina. Ha menzionato con commozione Hersh Goldberg-Polin, trovato morto insieme ad altri ostaggi a Gaza, e ha pregato affinché la pace possa prevalere.
Un appello alla preghiera e all’azione
Concludendo il suo discorso, Papa Francesco ha esortato i fedeli a continuare a pregare per lui e ha augurato a tutti una buona domenica. Con la consueta affabilità, ha aggiunto: «E per favore non dimenticatevi di pregare per me. Buon pranzo e arrivederci!».