La vita e l’eredità del premio Nobel cileno, voce immortale dell’amore e della lotta politica.
Pablo Neruda (1904–1973), pseudonimo di Ricardo Eliécer Neftalí Reyes Basoalto, è uno dei poeti più influenti del XX secolo. Nato in Cile, Neruda è noto per la sua poesia profonda, che spazia dall’amore alla politica, alla natura e alla lotta per i diritti umani. Nel 1971 ricevette il Premio Nobel per la Letteratura, un riconoscimento del suo immenso contributo al mondo letterario.
Poesia e politica
Le sue prime raccolte di poesie, come “Venti poesie d’amore e una canzone disperata” (1924), lo resero famoso per i suoi versi sensuali e malinconici sull’amore. Tuttavia, il suo lavoro poetico si evolse presto, riflettendo un impegno politico più profondo, specialmente con la pubblicazione di “Canto General” (1950), una vasta epopea sulla storia dell’America Latina e la lotta contro l’oppressione coloniale e imperialista.
Neruda divenne anche una figura politica attiva, essendo un sostenitore e amico di Salvador Allende, il presidente cileno democraticamente eletto e successivamente rovesciato dal colpo di stato di Pinochet nel 1973.
Morte e influenza
Neruda morì il 23 settembre 1973, poco dopo il golpe cileno. La sua morte, ufficialmente attribuita a un cancro, è stata oggetto di indagini per anni a causa di sospetti su un possibile avvelenamento. Il suo impegno poetico e politico continua a ispirare generazioni di lettori e attivisti in tutto il mondo.
Neruda ha lasciato un’eredità immensa non solo come poeta, ma anche come difensore della libertà e dei diritti umani. La sua voce ha rappresentato sia la bellezza della vita umana che le sfide della lotta contro l’oppressione.