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La Chiesa dei peccatori in cammino: riflessione di Papa Francesco nella Veglia Penitenziale per il Sinodo

Papa-Francesco-Piazza-San-Pietro

Pentimento, misericordia e perdono al centro della riflessione del Papa: una Chiesa che riconosce i propri errori per costruire un futuro di comunione.

Il 1 ottobre 2024, durante la Veglia Penitenziale nella Basilica di San Pietro, Papa Francesco ha offerto una profonda riflessione che ha segnato un momento importante di preparazione alla seconda sessione della XVI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi. Il Papa ha esordito ricordando le parole del Siracide, sottolineando il potere della preghiera del povero: «La preghiera del povero attraversa le nubi» (Sir 35,21). Il Papa ha richiamato i fedeli a riconoscere la propria povertà spirituale e la condizione di peccatori in ricerca di perdono: «La Chiesa è sempre Chiesa dei poveri in spirito e dei peccatori in ricerca di perdono».

Un riconoscimento onesto del peccato

Uno dei temi centrali della riflessione è stato il richiamo a riconoscere apertamente i peccati commessi, evitando di nasconderli dietro eufemismi o formalità. Papa Francesco ha voluto che i peccati fossero «chiamati per nome e cognome», sottolineando l’importanza di un riconoscimento esplicito e coraggioso delle colpe. Il peccato, ha detto, è una ferita nelle relazioni: «Il peccato è sempre una ferita nelle relazioni: la relazione con Dio e la relazione con i fratelli e le sorelle». Questo riconoscimento del peccato è fondamentale per poter riparare e curare le relazioni malate all’interno della Chiesa, che è chiamata a essere sempre una Chiesa relazionale e sinodale.

L’umiltà del pubblicano e la presunzione del fariseo

Richiamando la parabola del fariseo e del pubblicano (Lc 18,9-14), Papa Francesco ha offerto una riflessione sull’umiltà e il rischio dell’autocelebrazione. Il fariseo, ha detto, si presenta davanti a Dio con arroganza, cercando un premio per i suoi meriti, mentre il pubblicano si riconosce peccatore e rimane con gli occhi bassi. Il fariseo «si priva della sorpresa della gratuità della salvezza», mentre il pubblicano lascia spazio alla misericordia. Questo contrasto tra presunzione e umiltà è stato usato dal Papa per invitare la Chiesa a riflettere sul proprio comportamento: «Quante volte nella Chiesa ci comportiamo in questo modo? Quante volte abbiamo occupato tutto lo spazio anche noi, con le nostre parole, i nostri giudizi, i nostri titoli, la convinzione di avere soltanto meriti?».

Il perdono come fondamento della Comunione

Papa Francesco ha poi sottolineato l’importanza della riconciliazione all’interno della Chiesa sinodale, affermando che non si può camminare insieme senza ricevere e donare il perdono. «Come potremmo essere Chiesa sinodale senza riconciliazione? Come potremmo affermare di voler camminare insieme senza ricevere e donare il perdono che ristabilisce la comunione in Cristo?». Questo perdono, ha aggiunto, non solo guarisce le relazioni umane, ma ristabilisce anche la fiducia nella Chiesa, profondamente ferita dai peccati e dagli errori del passato.

Il perdono, ha spiegato il Papa, genera una «nuova concordia in cui le diversità non si oppongono», riprendendo l’immagine biblica del lupo e dell’agnello che vivono insieme (Is 11,6). In un mondo segnato da conflitti, Papa Francesco ha ricordato che non si può cercare la felicità a scapito degli altri: «Come possiamo inseguire una felicità pagata con il prezzo dell’infelicità dei fratelli e delle sorelle?».

Il futuro dei giovani

Alla vigilia dell’inizio della sessione sinodale, Papa Francesco ha rivolto un appello ai giovani, riconoscendo che essi aspettano dalla Chiesa una testimonianza credibile. «Chiedendo perdono anche a voi se non siamo stati testimoni credibili», il Papa ha riconosciuto i fallimenti passati della Chiesa, ma ha ribadito l’importanza di trasmettere la testimonianza del Vangelo con umiltà e sincerità.

Un invito al pentimento e alla speranza

Nella parte conclusiva della riflessione, il Papa ha invitato i presenti a un pentimento sincero, affidandosi all’intercessione di Santa Teresa di Gesù Bambino, la patrona delle missioni, la cui memoria liturgica cadeva proprio il 1° ottobre. La preghiera conclusiva del Papa ha richiamato il bisogno di perdono e di conversione: «O Padre, siamo qui riuniti consapevoli di avere bisogno del tuo sguardo di amore. […] Chiediamo perdono, provando vergogna, a chi è stato ferito dai nostri peccati».

Con queste parole, Papa Francesco ha lanciato un messaggio potente: la speranza della Chiesa risiede nel riconoscere umilmente i propri errori e nel camminare insieme verso un futuro di comunione e perdono, guidati dalla misericordia del Padre.

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