Papa Francesco alla Pontificia Facoltà Teologica di Sicilia: seguire l’esempio dei martiri siciliani, promuovendo giustizia e dialogo contro le piaghe della mafia.
Nel suo videomessaggio alla Pontificia Facoltà Teologica di Sicilia “San Giovanni Evangelista”, in occasione del 43.mo anniversario dell’inizio delle attività accademiche, Papa Francesco ha tracciato una visione profonda e sfidante del ruolo della teologia in Sicilia e nel Mediterraneo. Si è posto idealmente sulle orme di San Giovanni Paolo II, che visitò la stessa facoltà il 21 novembre 1982, sottolineando come il contesto mediterraneo presenti sfide uniche e irrinunciabili per la teologia.
La teologia come tessitura di reti di salvezza
Francesco ha esortato la facoltà a rispondere con prontezza alle sfide del Mediterraneo, definendolo un crocevia di culture, religioni e identità, ma anche un luogo segnato da sofferenze profonde. “La vostra Facoltà è chiamata da dentro la storia e in ascolto del fiuto della fede che il popolo di Dio possiede, a farsi protagonista per affrontare quelle sfide che il Mediterraneo pone alla teologia”, ha dichiarato. Tra le sfide elencate, il dialogo ecumenico con l’Oriente, il dialogo interreligioso con Islam ed Ebraismo, e la difesa della dignità umana nel “Mare nostrum”, spesso trasformato in “monstrum” dalle logiche di morte.
Il Papa ha poi utilizzato una potente metafora per descrivere il lavoro della teologia in questo contesto: “Si tratta di imparare l’artigianato della teologia come una tessitura di reti evangeliche di salvezza”. Riferendosi al momento evangelico in cui Gesù chiama i pescatori a seguirlo (Mt 4,18-22), Francesco ha evidenziato come le reti rappresentino, per Gesù, uno “strumento di salvezza”. La teologia, quindi, deve intessere “reti evangeliche fedeli al modo di pensare e di amare di Gesù”, costruite con la grazia e la misericordia di Dio.
L’analogia crucis e il “salto della prossimità”
Francesco ha poi richiamato il concetto di “analogia crucis”, un tema centrale del suo magistero, che invita i teologi a guardare la realtà attraverso gli occhi del Cristo crocifisso. “Dall’alto della croce il teologo è provocato a guardare la realtà umana con gli occhi di colui che si è abbassato a tal punto da divenire il più piccolo tra gli uomini”. Il Papa ha esortato a un “salto della prossimità”, che completi il salto della fede, invitando i teologi a non essere “balconeri della storia”, ma artigiani impegnati nel tessere reti che avvolgano l’umanità con la carità di Cristo.
Testimonianza e martirio: Padre Pino Puglisi, Rosario Livatino e i magistrati siciliani
Il tema della testimonianza e del sacrificio è stato fortemente sottolineato da Francesco, che ha ricordato figure emblematiche della lotta alla mafia, come Padre Pino Puglisi, Rosario Livatino, e i magistrati Paolo Borsellino e Giovanni Falcone. “Fare teologia nel Mediterraneo vuol dire ricordare che l’annuncio del Vangelo passa attraverso l’impegno per la promozione della giustizia, il superamento delle disuguaglianze e la difesa delle vittime innocenti”, ha detto il Papa. Queste figure sono “vere cattedre di giustizia”, che invitano la teologia a contribuire al riscatto culturale di un territorio segnato dalla mafia.
La teologia del dialogo e il laboratorio del perdono
Il Papa ha incoraggiato la facoltà a diventare un “laboratorio di una teologia del dialogo ecumenico” e di una “teologia delle religioni”. Ha chiesto di promuovere esperienze di incontro e collaborazione, specialmente nel Mediterraneo, luogo di incontro tra culture e religioni. Ha anche suggerito l’avvio di un “laboratorio teologico e sociale del perdono”, per rispondere alla chiamata della giustizia e della santità, promuovendo una “rivoluzione di giustizia”.
Infine, Francesco ha sottolineato il ruolo fondamentale della letteratura per la teologia siciliana, citando autori come Pirandello, Verga e Sciascia, che hanno contribuito a delineare l’identità culturale siciliana. “La letteratura permette una lettura della realtà siciliana e mediterranea, aiutando tutti voi a riscoprire la vostra identità nel segno del dialogo”, ha affermato.
Concludendo il suo messaggio, Francesco ha esortato la facoltà a coltivare una teologia “con-promessa” con la storia, capace di utilizzare parole umili, sobrie e radicali, per “aiutare tutti ad affacciarsi alla compassione”. Il Papa ha infine chiesto ai teologi siciliani di pregare per lui, con il cuore pieno di speranza per il futuro di una teologia viva e contestuale, radicata nella storia del popolo mediterraneo.
Immagine: il Giudice Rosario Livatino.