Nel III Incontro delle Chiese “Ospedale da Campo”, il Santo Padre richiama l’importanza dell’accoglienza, del servizio ai più poveri e della speranza come fondamento dell’impegno cristiano.
Il 4 novembre 2024, nella Sala del Concistoro in Vaticano, Papa Francesco ha accolto i partecipanti al III Incontro delle Chiese “Ospedale da Campo”. In un discorso ricco di empatia e saggezza pastorale, il Santo Padre ha delineato i tre pilastri fondamentali per il lavoro della Chiesa verso i più vulnerabili: annunciare Cristo, riparare le disuguaglianze e seminare speranza.
Annunciare Cristo
Papa Francesco ha sottolineato l’importanza di annunciare Cristo, non solo con le parole, ma attraverso gesti concreti di accoglienza: “Un primo principio: accogliere. E anche andare a visitare, che è un’altra forma di accoglienza. E sigan viendo en cada uno de ellos —gente vulnerable—, y en esa vulnerabilidad, el rostro de Cristo”. Questo invito a vedere Cristo nei poveri e nei migranti è stato al centro del messaggio del Papa, che ha ribadito come il vero annuncio del Vangelo si realizzi nell’accompagnamento e nella promozione umana.
Riparare le disuguaglianze sociali
Un tema centrale del discorso è stata la necessità di affrontare e riparare le disuguaglianze, spesso profonde, che separano ricchi e poveri, locali e stranieri. “Denuncien a la sociedad la desigualdad… no es lo que Dios quiere de la humanidad”, ha esortato Francesco, invitando i presenti a non restare indifferenti di fronte alla sofferenza degli altri. Il Papa ha richiamato alla mente l’urgenza di pensare sia ai bambini sfruttati che agli anziani dimenticati: “Chicos y ancianos”, ha detto, “los ancianos son fuente de sabiduría, y estamos asistiendo al escándalo de guardarlos en el ropero de un geriátrico”.
Seminare speranza
Papa Francesco ha concluso il suo discorso con un forte invito a seminare speranza, soprattutto nelle vite di coloro che si sentono abbandonati o oppressi dalle difficoltà. “Aunque estos hermanos muchas veces vivan abrumados ante un panorama que pudiera asemejarse a un ‘callejón sin salida’… recuérdenles que la esperanza cristiana es más grande que cualquier situación”, ha dichiarato, ricordando che la vera speranza non si fonda sull’uomo, ma su Dio. Ha sottolineato che portare il Vangelo significa impegnarsi concretamente, senza limitarsi a un’ideologia astratta: “Llevar el Evangelio se hace concreto ahí, en el compromiso cristiano con los más necesitados; ahí está la verdadera evangelización”.
Un appello all’unità nel servizio
Il discorso si è concluso con un appello alla solidarietà universale, dove ogni persona, indipendentemente dalla fede, è chiamata a servire i più poveri: “Cualquiera, ateo, no ateo, cualquiera… Servir, y servir a los más pobres. Entre los más pobres está Jesús”. Questo servizio è, per il Papa, la vera essenza dell’essere Chiesa. Infine, con il suo consueto tocco di umiltà, ha chiesto: “Recen por mí, pero recen a favor, no en contra”.
Le parole di Papa Francesco sono state un richiamo potente e concreto all’azione cristiana, invitando tutti a essere testimoni di misericordia, amore e speranza. Un monito a non dimenticare mai che, nel volto del povero e del migrante, è Cristo stesso che ci guarda e chiede il nostro impegno.