Il Presidente del Consiglio respinge le accuse sul rimpatrio di Almasri e conferma l’intenzione di andare avanti con fermezza: “sempre operato nella legalità.”
Il 30 gennaio 2025, il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha diffuso su X un video sui suoi canali social per informare di aver ricevuto un avviso di garanzia dalla Procura di Roma. Nel video, Meloni dichiara: “Il procuratore della Repubblica Francesco Lo Voi […] mi ha appena inviato un avviso di garanzia per i reati di favoreggiamento e peculato in relazione alla vicenda del rimpatrio del cittadino Almasri”. Ha aggiunto che l’avviso è stato notificato anche ai ministri Carlo Nordio, Matteo Piantedosi e al sottosegretario Alfredo Mantovano.
La vicenda riguarda il rimpatrio di Osama Almasri, comandante della polizia giudiziaria libica, arrestato a Torino il 19 gennaio su mandato della Corte Penale Internazionale (CPI) per crimini di guerra e contro l’umanità. Successivamente, Almasri è stato rilasciato e riportato in Libia su un volo di Stato italiano, decisione che ha suscitato critiche da parte della CPI e di organizzazioni per i diritti umani.
Agli italiani dico, ancora una volta: finché ci siete voi ci sarò anche io. E non intendo mollare di un centimetro. pic.twitter.com/UHYsR0dDUg
— Giorgia Meloni (@GiorgiaMeloni) January 30, 2025
Meloni ha difeso l’operato del governo, affermando che la liberazione di Almasri è avvenuta a causa di un “errore procedurale” e che la decisione di rimpatriarlo è stata presa per motivi di sicurezza nazionale. Ha inoltre sottolineato che la richiesta di arresto della CPI non è stata trasmessa al Ministero della Giustizia italiano, come previsto dalla legge, motivo per cui la Corte d’Appello di Roma ha deciso di non convalidare l’arresto.
Nel suo messaggio, il Presidente del Consiglio ha dichiarato: “Non sono ricattabile, non mi faccio intimidire. Vado avanti senza paura”. Ha inoltre criticato l’avvocato Luigi Li Gotti, autore dell’esposto che ha portato all’indagine, definendolo un “ex politico di sinistra molto vicino a Romano Prodi”.
La notizia dell’indagine ha suscitato reazioni contrastanti nel panorama politico italiano. Esponenti dell’opposizione hanno chiesto chiarimenti in Parlamento, mentre membri della maggioranza hanno espresso solidarietà a Meloni, criticando l’operato della magistratura.
La Procura di Roma ha trasmesso gli atti al Tribunale dei Ministri, che avrà 90 giorni per condurre le indagini preliminari e decidere se archiviare il caso o procedere con una richiesta di autorizzazione a procedere nei confronti degli indagati. La vicenda è in evoluzione e si attendono ulteriori sviluppi nelle prossime settimane.