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Neuroscienze : il cervello dei pappagalli svela i segreti del linguaggio e della comunicazione umana

Pappagallini ondulati Nature Christopher Auger Dominguez

Uno studio pubblicato su Nature rivela sorprendenti somiglianze tra i meccanismi cerebrali dei pappagalli e quelli umani nella produzione dei suoni, aprendo nuove prospettive per lo studio dei disturbi del linguaggio e delle terapie vocali.

Un recente studio pubblicato sulla prestigiosa rivista Nature rivela che i pappagalli, in particolare la specie dei pappagallini ondulati (budgerigars), possiedono un’area cerebrale specializzata che funziona in modo sorprendentemente simile alle aree del cervello umano responsabili della produzione della parola. Questa scoperta apre nuove prospettive nella comprensione delle basi neurali del linguaggio e suggerisce che i pappagalli potrebbero diventare un modello di riferimento per studiare i disturbi della comunicazione e sviluppare terapie vocali.

La complessità della comunicazione umana e animale

Il linguaggio umano è una delle forme più sofisticate di comunicazione. È il risultato di un controllo estremamente preciso degli organi vocali, tra cui corde vocali, lingua e labbra. Questa complessa coordinazione consente di articolare suoni e parole che veicolano informazioni e emozioni. Tuttavia, l’uomo non è l’unica creatura capace di produrre vocalizzazioni articolate.

Nel regno animale, diversi uccelli utilizzano vocalizzazioni complesse per comunicare con i loro simili. In particolare, i pappagalli sono noti non solo per la varietà dei loro richiami naturali, ma anche per la capacità di imitare la voce umana, una caratteristica che da sempre incuriosisce scienziati e appassionati.

Il cervello dei pappagalli: un laboratorio naturale

Lo studio condotto da Zetian Yang e Michael Long, pubblicato su Nature, si concentra proprio sul confronto tra i meccanismi cerebrali di due specie di uccelli: i pappagallini ondulati (budgerigars), famosi per le loro capacità vocali avanzate, e i diamanti mandarini (zebra finches), uccelli che hanno abilità vocali più limitate.

Grazie a sofisticate registrazioni neurali, i ricercatori hanno individuato che i pappagallini ondulati utilizzano una particolare area del cervello, chiamata nucleo centrale dell’arcopallium anteriore. Questa regione si collega direttamente al siringe, l’organo vocale degli uccelli, attraverso il tronco encefalico.

Questo collegamento neurale consente ai pappagalli di produrre una gamma molto ampia e complessa di suoni, comprendente anche sequenze simili a quelle del linguaggio umano. I diamanti mandarini, al contrario, utilizzano regioni cerebrali differenti e meno specializzate, il che limita la loro capacità di apprendere e riprodurre suoni complessi.

 

I pappagallini ondulati, una specie altamente sociale, utilizzano vocalizzazioni flessibili per comunicare tra loro. In questo video, l’uccello grigio si chiama Hopfield, quello verde si chiama Hinton e quello blu si chiama Turing. Credit: Zetian Yang e Andrew Bahle.

Un modello per studiare il linguaggio umano

La scoperta di meccanismi cerebrali convergenti tra pappagalli e umani è di grande importanza per la neuroscienza. Essa suggerisce che i pappagalli possono diventare un modello di studio ideale per analizzare come il cervello gestisce la produzione vocale e per comprendere meglio i disturbi del linguaggio che colpiscono gli esseri umani.

Le implicazioni sono molteplici. Comprendere i circuiti neurali che permettono ai pappagalli di imitare i suoni potrebbe contribuire allo sviluppo di terapie innovative per persone affette da afasia, disartria o altre patologie legate alla comunicazione verbale. Inoltre, il modello aviare potrebbe essere utile anche in ambito tecnologico, per il miglioramento dei sistemi di riconoscimento vocale e delle interfacce uomo-macchina basate sulla comunicazione verbale.

La rivalutazione del “cervello di uccello”

Come osserva Joshua Neunuebel nell’articolo di approfondimento pubblicato su Nature, questo studio non solo amplia le conoscenze scientifiche sui meccanismi dell’apprendimento vocale, ma ci invita anche a rivalutare espressioni comuni come “avere un cervello di uccello”. Lungi dall’essere un insulto, potrebbe diventare un vero complimento: i pappagalli dimostrano di possedere capacità cognitive e neurali davvero straordinarie.

Conclusione

La ricerca di Yang e Long conferma ancora una volta quanto la natura possa offrire modelli preziosi per la comprensione di aspetti complessi del nostro funzionamento cerebrale. Il cervello dei pappagalli potrebbe davvero aiutarci a svelare i misteri della parola e della comunicazione umana, portando benefici concreti per la scienza, la medicina e la tecnologia.

Titolo originale e fonte

Convergent vocal representations in parrot and human forebrain motor networks. Leggi l’articolo completo su Nature.

Immagine: I pappagallini ondulati, una specie altamente sociale, utilizzano vocalizzazioni flessibili per comunicare tra loro. Credit: Nature, Christopher Auger Dominguez.

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