Reato autonomo di femminicidio punito con l’ergastolo e pene più dure per stalking, maltrattamenti e altri reati di genere.
Il nuovo disegno di legge punta a contrastare in modo più incisivo la violenza contro le donne, intervenendo anche su stalking e revenge porn.
Il disegno di legge per l’introduzione del reato autonomo di femminicidio è approdato al Senato. Dopo l’approvazione da parte del Consiglio dei Ministri a inizio marzo, il testo è stato assegnato alla commissione Giustizia, con l’obiettivo di rafforzare in maniera decisa la risposta normativa alla violenza sulle donne. Il provvedimento introduce l’ergastolo per il reato di femminicidio e prevede un inasprimento significativo delle pene per i reati connessi, tra cui lo stalking, considerato sempre più come uno dei segnali premonitori della violenza letale.
Oltre allo stalking, il testo interviene anche su maltrattamenti in famiglia, lesioni gravi o gravissime, violenza sessuale, revenge porn, mutilazioni genitali femminili e interruzione di gravidanza non consensuale. La riforma coinvolge anche il codice di procedura penale, stabilendo che il Pubblico Ministero dovrà ascoltare la vittima entro tre giorni dalla denuncia, qualora ne faccia richiesta. Inoltre, le vittime saranno tempestivamente informate in caso di richiesta di patteggiamento, scarcerazione o cessazione delle misure detentive del colpevole.
Sono previste misure cautelari come il carcere o gli arresti domiciliari con braccialetto elettronico per i reati legati al “codice rosso”. Il testo prevede anche una revisione dei criteri per l’accesso ai benefici penitenziari, subordinandoli a una valutazione positiva da parte del magistrato, basata su almeno un anno di osservazione da parte di esperti.
La ministra per le Pari Opportunità, Eugenia Roccella, ha invitato le forze politiche a un’unità di intenti per approvare rapidamente la legge. «Non possiamo più permetterci di ignorare i segnali d’allarme – ha dichiarato – lo stalking spesso precede i femminicidi. È nostro dovere intervenire prima che sia troppo tardi».
Il contesto sociale e giuridico
Negli ultimi anni, la giurisprudenza e l’opinione pubblica hanno mostrato crescente attenzione verso i reati di genere, ma i dati restano allarmanti: molte vittime di stalking e violenza domestica non denunciano per paura o sfiducia nelle istituzioni. Il disegno di legge in discussione rappresenta un tentativo di rispondere concretamente a queste criticità, non solo con pene più severe, ma anche con una riforma procedurale che tuteli maggiormente chi denuncia e richieda tempestività e sensibilità da parte delle autorità competenti.
Colpire tutte le violenze di genere
Con il riconoscimento del femminicidio come reato autonomo e l’inasprimento delle pene per lo stalking, il legislatore intende colpire l’intero spettro della violenza di genere. Lo stalking, in particolare, è sempre più considerato come un comportamento predatorio che può degenerare in violenza fisica e omicidio. Intervenire tempestivamente è essenziale per interrompere l’escalation, e per questo il disegno di legge propone misure preventive e cautelari più efficaci.
Due facce dello stesso dramma
Stalking e femminicidio sono due facce dello stesso dramma: quello del possesso e del controllo sulla vita altrui. Punire più severamente è necessario, ma non sufficiente. Serve una trasformazione culturale, un’educazione all’affettività e al rispetto della libertà dell’altro. Solo unendo giustizia, educazione e responsabilità collettiva sarà possibile costruire una società in cui nessuna donna debba vivere nella paura.
Immagine: elaborazione artistica.