Il Pontefice riflette sulla speranza e la conversione, ma la sua salute lo costringe a rinunciare alla partecipazione alla serata ufficiale del 2 aprile
Città del Vaticano, 2 aprile 2025 – «Oggi devo fermarmi a casa tua!» (Lc 19,5). Con queste parole tratte dal Vangelo di Luca, Papa Francesco ha aperto la catechesi settimanale – letta da un collaboratore in Aula Paolo VI – dedicata al personaggio di Zaccheo, nell’ambito del ciclo sul Giubileo 2025: Gesù Cristo nostra speranza. Un testo intenso, personale e ricco di riferimenti spirituali che ha toccato i cuori dei fedeli, anche in assenza fisica del Santo Padre.
Come comunicato nel corso della giornata, il Papa non ha potuto presenziare alla cerimonia serale prevista per oggi, a causa di un «riposizionamento programmato della terapia respiratoria» e di un quadro di salute che, pur stabile, richiede prudenza e riposo. Tuttavia, la catechesi preparata per l’udienza generale testimonia ancora una volta la sua vicinanza e il suo desiderio di essere “presente” spiritualmente, anche a distanza.
Zaccheo, il perduto cercato da Dio
«Zaccheo in un certo senso si è perso… ma il Signore lo stava già cercando», ha scritto Papa Francesco nel testo letto all’udienza. Il Pontefice ha proposto una riflessione sulla figura di Zaccheo come esempio di uomo smarrito, forse travolto da errori, isolato e disprezzato, ma pronto a lasciarsi sorprendere dalla misericordia di Dio.
L’episodio, ha sottolineato il Papa, è ricco di significati spirituali. La città di Gerico, «situata sotto il livello del mare, considerata un’immagine degli inferi», diventa il luogo dove Gesù “scende” per cercare chi si sente lontano e senza speranza. «Il Signore Risorto continua a scendere negli inferi di oggi – scrive il Papa – nei luoghi di guerra, nel dolore degli innocenti, nel cuore delle madri che vedono morire i loro figli, nella fame dei poveri».
Il desiderio di vedere Gesù, anche tra i limiti
Il Papa ha posto l’accento anche sul desiderio profondo di Zaccheo: non pretende un dialogo, vuole solo vedere Gesù. Eppure questo piccolo desiderio, ostacolato dalla folla e dalla sua bassa statura, si trasforma in un’occasione di salvezza. Zaccheo sale su un albero, compie un gesto umile e infantile, e viene raggiunto dallo sguardo di Gesù: «Con il Signore accade sempre l’inaspettato», afferma il testo papale.
Gesù non lo rimprovera, come tutti avrebbero immaginato, ma lo chiama per nome e desidera entrare nella sua casa. È il segno di una salvezza che non esclude nessuno, ma si offre gratuitamente, sorprendendo ogni calcolo umano.
Una misericordia che trasforma la vita
Il cuore della catechesi è il potere trasformativo della misericordia. «Lo sguardo di Gesù non è uno sguardo di rimprovero, ma di misericordia», scrive Papa Francesco. E la reazione di Zaccheo è immediata: si alza, si impegna, restituisce quanto ha rubato e cambia vita.
Il Papa sottolinea come il perdono gratuito di Dio generi un amore concreto e attivo: «Zaccheo… capisce che quello è il suo modo di amare». Non un risarcimento forzato, ma una risposta libera e consapevole all’amore ricevuto.
Un messaggio di speranza per chi si sente escluso
Nel concludere la catechesi, Papa Francesco si rivolge direttamente a chi oggi si sente scoraggiato, escluso, incapace di cambiare: «Impariamo da Zaccheo a non perdere la speranza, anche quando ci sentiamo messi da parte». Il suo invito è a coltivare il desiderio di incontrare Gesù e lasciarsi trovare da Lui, sapendo che «Dio non può passare senza cercare chi è perduto».
Un messaggio forte, che ha risuonato ancora più profondamente alla luce dell’assenza del Papa alla serata del 2 aprile. Un’assenza vissuta come gesto di responsabilità, ma anche come segno di continua presenza spirituale, attraverso parole scritte e affidate alla comunità dei fedeli.