Giubileo degli Ammalati: l’omelia del Pontefice, letta da Mons. Fisichella in Piazza San Pietro, richiama la speranza nella sofferenza e la dignità dei malati.
Il Papa: In questo momento della mia vita condivido molto con voi.
Città del Vaticano, Domenica 6 Aprile 2025 – Nella suggestiva cornice di una Piazza San Pietro gremita di fedeli, medici, operatori sanitari e persone affette da varie patologie, si è celebrato il Giubileo degli Ammalati e del mondo della sanità, una delle tappe più significative del cammino giubilare. In occasione della V Domenica di Quaresima, Papa Francesco ha presieduto la Santa Messa, ma non ha potuto leggere personalmente l’omelia, affidandone la proclamazione a S.E. Mons. Rino Fisichella, Prefetto del Dicastero per l’Evangelizzazione.
La presenza di Papa Francesco nonostante la malattia
La scelta di delegare la lettura dell’omelia è stata dettata dalle attuali condizioni di salute del Santo Padre, che da mesi combatte con problemi respiratori e affaticamento cronico, affrontando con umiltà le limitazioni imposte dall’età e dalla malattia. Nonostante ciò, Papa Francesco ha voluto fortemente essere presente, per offrire un messaggio di consolazione e speranza a tutti coloro che vivono la fragilità della malattia, condividendone in prima persona l’esperienza.
«Con voi, poi, carissimi fratelli e sorelle malati, in questo momento della mia vita condivido molto: l’esperienza dell’infermità, di sentirci deboli, di dipendere dagli altri in tante cose, di aver bisogno di sostegno».
Un messaggio di speranza nel cuore della sofferenza
L’omelia si è aperta con le parole del profeta Isaia: «Ecco, io faccio una cosa nuova: proprio ora germoglia, non ve ne accorgete?» (Is 43,19). Un invito potente alla speranza, rivolto originariamente al popolo d’Israele in esilio e oggi rilanciato come messaggio di rinascita anche nel dolore e nella malattia. Papa Francesco ha ricordato che, proprio nei momenti più bui, Dio continua a operare nella nostra vita, facendoci intravedere nuovi germogli, nuove possibilità di salvezza e conversione.
L’abbraccio di Gesù alla fragilità umana
Anche il Vangelo del giorno (Gv 8,1-11), che racconta dell’incontro tra Gesù e l’adultera, è stato presentato come simbolo della misericordia che trasforma la condanna in redenzione. La donna, come molti malati oggi, sembrava priva di speranza, emarginata, condannata. Eppure Gesù, con uno sguardo e poche parole, le restituisce dignità e futuro: «Va’ – le dice – sei libera, sei salva».
«Non c’è esilio, né violenza, né peccato, né alcun’altra realtà della vita che possa impedirgli di stare alla nostra porta e di bussare», ha scritto il Pontefice. «Anzi, specialmente quando le prove si fanno più dure, la sua grazia e il suo amore ci stringono ancora più forte per risollevarci».
Medici e operatori sanitari: messaggeri di umanità
Il Papa ha poi rivolto parole profonde anche a medici, infermieri e operatori sanitari, ricordando che la loro missione va oltre la cura fisica, toccando le dimensioni spirituali e umane del prendersi cura.
«Il Signore vi offre l’opportunità di rinnovare continuamente la vostra vita, nutrendola di gratitudine, di misericordia, di speranza […]. Permettete che la presenza dei malati entri come un dono nella vostra esistenza, per guarire il vostro cuore».
La testimonianza di Benedetto XVI: umanità e sofferenza
L’omelia si è conclusa con un toccante ricordo del Papa emerito Benedetto XVI, citando un passo della sua enciclica Spe salvi:
«La misura dell’umanità si determina essenzialmente nel rapporto con la sofferenza […] Una società che non riesce ad accettare i sofferenti è una società crudele e disumana».
Queste parole, ha ricordato Papa Francesco, non sono solo teoria, ma esperienza vissuta. La sofferenza condivisa è cammino di santità e di profonda umanizzazione.
Una comunità che accoglie, non emargina
Infine, un appello forte a tutta la comunità cristiana: non escludere i fragili, ma accoglierli e farne parte del cammino comune, trasformando la sofferenza in una occasione di crescita nella fede e nella carità.
«Facciamone piuttosto un’occasione per crescere insieme, per coltivare la speranza grazie all’amore che per primo Dio ha riversato nei nostri cuori».
Con questa celebrazione, Papa Francesco ha voluto donare al mondo una testimonianza viva e profonda, fatta non solo di parole ma anche di vita, che mostra come la malattia possa diventare un luogo santo, dove l’anima si affina e la fede si rinnova.